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GIOVANNI BOCCACCIO
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ANDREUCCIO DA PERUGIA
Personaggio
del Decamerone (giornata IV,
novella 5ª).
Modesto mercante di cavalli, non
ha né per condizione sociale né
per qualità di spirito o di
animo nulla che ne faccia una
persona in qualche senso
caratteristica, ma diventa per
il gioco della sorte, a cui egli
si presta con le sue mediocri
virtù e più coi suoi mediocri
vizi, il protagonista
indimenticabile di una serie di
avventure che si svolgono in una
sola notte nei bassifondi
napoletani. La sua ingenuità di
provinciale lo induce a far
bella mostra del denaro portato
a Napoli per comprare cavalli, e
perciò egli dà nell'occhio a una
molto esperta donna di malaffare
che gli tende le reti per
accalappiarlo; la sua vanità di
maschio gli fa accettare senza
molto riflettere l'invito di
lei, che egli crede una
gentildonna, e la sua
accortezza, troppo inferiore
alla scaltrezza di una simile
donna, non gli permette di
scoprire la falsità del
romanzesco racconto di lei, che
dice di esser sua sorella
naturale e lo trattiene in casa
sua: così viene a perdere i suoi
cinquecento fiorini e si trova,
per una serie di casi, quasi
nudo in condizioni pietose nel
mezzo della notte nel quartiere
malfamato di una città
sconosciuta. Ma, con l'aiuto del
caso e un poco anche della sua
naturale scaltrezza aguzzata
dalla necessità, egli riesce a
scampare da ogni pericolo e a
uscire con una nuova fortuna
dalla strana avventura: capitato
in una compagnia di ladri, non è
così scrupoloso da respingere
l'invito, che è quasi un
comando, di seguirli nella loro
impresa, un furto sacrilego
nella tomba di un arcivescovo da
poco sepolto, e, abbandonato dai
compagni nella tomba accanto al
morto, è poi pronto a fuggire,
appena una nuova compagnia
ladresca tenta di scoperchiare
l'arca sepolcrale, con in dito
il prezioso anello
dell'arcivescovo, di cui già
aveva pensato di defraudare i
suoi improvvisati compagni e che
lo compensa a usura della
perdita subita.
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Mario Fubini |
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