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IL CINQUECENTO
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PROFILO DEL GUICCIARDINI
BATTAGLIA (Da Mitografia):
"Agli idoli esclusivi dello
stato e del principe, in cui il
Machiavelli impegnava tutto il
reale, il Guicciardini
sostituisce il ritmo stesso
della storia e della vita e,
insieme, dilata la prospettiva
all'intera società umana. Il
mondo storico e psicologico del
Machiavelli, alla fine, può
risultare molto semplice e quasi
elementare; mentre la realtà del
Guicciardini si rivela quanto
mai complessa e problematica. Il
suo realismo è più autentico,
anche se meno generoso.
Leopardi ha detto: "Il
Guicciardini è forse il solo
storico tra i moderni che abbia
e conosciuto molto gli uomini e
filosofato circa gli avvenimenti
attenendosi alla cognizione
della natura umana, e non
piuttosto a una certa scienza
politica, separata dalla scienza
dell'uomo e per lo più
chimerica."
S'introduce, nel sistema del
Guicciardini, il principio della
vita e dell'esperienza che sono
fatte di compromessi, di
espedienti, di controlli lenti e
guardinghi, d'infinite
circospezioni e simulazioni. E'
questa nuova scienza dell'uomo
ad amareggiare il lettore, che
vuol sentirsi illuso, e a fare
invece del Guicciardini uno dei
più grandi scrittori di
realismo, senza dubbio il più
responsabile rivelatore del
disinganno moderno."
"Mentre il Machiavelli sente la
vita e la realtà come una
perenne sfida, per il
Guicciardini si tratta di una
logorante resistenza, che assai
spesso mozza il fiato e concede
scarse e ingrate soddisfazioni."
"Forse la maggiore suggestione
che ispira la pagina di
Guicciardini è che la sua
analisi non si limita al campo
della politica, ma investe tutta
la dimora umana."
LA "SOSPENSIONE"
"... nessuna cosa è sì trista
che non abbia del buono; nessuna
sì buona che non abbia del
tristo: donde nasce che molti
stanno sospesi." Questa
sospensione è il destino
dell'uomo e della storia, è
l'anima dell'esperienza.
BATTAGLIA (da Le Epoche):
1. Relazione fra Guicciardini e
la scuola del realismo toscano.
Come Machiavelli.
2. Le "Osservazioni" al
Machiavelli: Il Machiavelli non
vede le persone, ma i tipi, non
considera i fatti ma i loro
schemi. Al contrario
Guicciardini si immerge nelle
cose, le saggia ad una ad una
nel loro spessore, le rispetta
per se stesse.
Il fatto è che Machiavelli
s'interessa di storia per
verificare il suo sistema,
mentre Guicciardini ha la
disponibilità del vero storico
(cioè quella apertura e rispetto
verso gli eventi, che non vanno
forzati o mutilati o gonfiati).
Machiavelli aveva lo stato e il
Principe come idoli esclusivi
della sua meditazione e alla
fine può apparire perfino
semplice ed elementare rispetto
alla stima complessa e
problematica che del reale fa il
Guicciardini.
Rifiutandosi di schematizzare
bene e male, coscienza e
interesse, utile e dannoso
(rifiutandosi di dire per regola
che tutti gli uomini sono così o
così, che chi si comporta così
necessariamente otterrà il tale
risultato), egli cerca di
liberare la dottrina del
Machiavelli da quello che di
meccanico e automatico essa ha.
PASQUINI (Da Introduzione
ai Ricordi): "Frutto del crollo
di ogni illusione politica e di
una coatta rinuncia alla milizia
politica, i Ricordi del 1530
rivelano davanti alla realtà lo
sguardo disincantato e lucido
del moralista di razza. Non è un
caso che nei momenti in cui la
storia si richiamerà a certi
eterni princìpi della psicologia
e del comportamento umano
ritorneranno i temi e le parole
stesse dei Ricordi..."
"un laborioso itinerario ha
condotto Guicciardini a fondare,
nei Ricordi, un nuovo genere
letterario, quasi senza
precedenti nella letteratura
occidentale. In Italia purtroppo
i Ricordi non faranno scuola...
diversamente in Francia:
Montaigne, La Rochefoucauld,
Pascal, la Bruyère e B. Graciàn
in Spagna e Francis Bacon in
Inghilterra."
"la vera differenza tra
Machiavelli e Guicciardini sta
fra il senso della misura,
connaturato in Guicciardini e
gli estremismi ideologici del
Machiavelli."
"Il che significa che
Machiavelli procede sempre con
orgogliosa sicurezza di sé,
senza mai tentennamenti né
pentimenti, mentre Guicciardini
è frequentemente disposto a
rivedere un suo pensiero, a
correggerlo, ad attenuarlo, a
svilupparlo; ed è perpetuamente,
si direbbe, insoddisfatto della
verità trovata, per cui vi
ritorna su e la riconsidera e
aggiunge o toglie o "varia"
qualcosa: ciò che Pasquini
chiama il "variantismo", ed è,
mi sembra, la discrezione"
"Pare, insomma, che si rinnovi
tra i due l'antinomia Dante -
Petrarca. Machiavelli è della
specie di Dante... che giunge
senza correggersi alla stesura
definitiva <e, direi, a un
pensiero e un giudizio
categorici>; Guicciardini di
quella del Petrarca, la razza
degli incontentabili, alla
ricerca dell'espressione
suprema, insostituibile <e del
pensiero ancora sempre più
aderente alla realtà>.
"Proprio dal Machiavelli può
prendere le mosse uno studio dei
motivi conduttori dei Ricordi."
"Ci sono momenti di generica
affinità, poi subito soverchiati
dall'antimachiavellismo del 'particulare'
e della 'discrezione' e dalla
vegetazione dei 'distinguo'>.
Allo sporadico relativismo del
Machiavelli qui si oppone un
relativismo integrale, per
finire col senso di una fatalità
dell'errore umano o
dell'imperfezione terrena, che
approda a una percezione
intrepida del "limite"
esistenziale. Con ciò giungiamo
all'immagine più autentica del
Guicciardini, che pure convive
con altre (addirittura col
desanctisiano uomo del
Guicciardini)"... "Ma il
Guicciardini più grande è quello
che scuote da sé il 'particulare',
la diplomazia, il senso del
limite per affisarsi con sguardo
incommosso sui grandi temi
dell'esistenza, ormai "pervenuto
a rendersi conto del complesso
gioco delle vicende e delle
passioni umane" (Fubini). Allora
denuncia ogni mistificazione di
libertà (66) o boria di cultura
(47), sviluppa antichi temi
cristiani sulla violenza del
tempo e la lenta consunzione
delle cose terrene (34, 71,
139), tesse un elogio non
erasmiano della pazzia (136,
138) o scruta, precorrendo
Leopardi, l'angoscia
esistenziale dell'intelligenza
(60). Infine attinge il sublime
con tre ricordi (160, 161, 189)
che interrogano il mistero della
morte vicina, che gli uomini non
avvertono quasi, per un'energia
di conservazione intrinseca alla
vita, a garantirne i ritmi
eterni."
SAPEGNO: "Questo
rinchiudersi del Guicciardini
nel solitario culto del suo 'particulare'
con tutti gli accomodamenti e i
compromessi morali che esso
comporta, spiega il senso di
antipatia che... doveva
suscitare... Ma occorre
riconoscere che c'è qualcosa di
grande in questa affermazione
assoluta e consequenziaria...
dell'utile individuale,
perseguito ... non per desiderio
di guadagno e ambizione di
onori, ma per una sorte di
fermissima convinzione e col
tormento di chi talvolta
amerebbe illudersi...".
"La sua norma è di non cozzare
mai contro il muro della realtà
e di non andare in cerca
dell'impossibile...
L'atteggiamento del ribelle, del
profeta, dell'eroico difensore
delle cause perdute... non fa
per lui. Dietro questa amara
saggezza sta un fondo di dura
esperienza personale, di fatica,
di sfiducia, di malinconia."
"L'elogio del particulare è
stato troppo spesso
frainteso...: è certo che molti
uomini non cognoscono bene quale
sia l'interesse suo... Non si
deve arbitrariamente separare la
dottrina del particulare da
questo alto senso dell'onore,
che ne costituisce il fondamento
supremo e la ragione intima."
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