CARATTERI GENERALI DEL DOLCE "STILNOVO"
La lirica del Trecento
nasce accompagnata dall'arte non rozza, immediata, né
primitiva (almeno in quel senso che più generalmente
s'attribuisce a codesto epiteto, bensì consapevole de'
propri mezzi, non aliena da ricerche retoriche e
linguistiche, poggiate su di una vasta e sottile
cultura, dotata, a suo modo e secondo l'estetica dei
tempi, di discernimento critico. La corrente che,
all'inizio del secolo, segna gli orientamenti e i limiti
del gusto letterario, è quella del « dolce stil novo » e
il suo influsso, pur mescolato, intorbidato, diviso,
durerà, oltre il Petrarca, fin nella prima metà del
secolo seguente. Influsso esteriore : visibile in
determinati e sempre più convenzionali atteggiamenti del
contenuto e della forma; influsso intimo e assai più
profondo nella coscienza artistica che opera in molti
poeti, e anche nel Petrarca, guidandoli nella ricerca
d'una espressione raffinata e nobile de' propri
sentimenti, d'una lingua sempre meno volgare, lavorata
con delicatezza, scelta ne' vocaboli secondo l'ideale
d'un gusto aristocratico e prezioso. Di questa vasta
risonanza letteraria del dolce stile giova non
dimenticarsi, se si vogliono intender davvero, nella
loro formazione e ne' loro limiti, le opere poetiche
nate in un determinato clima di raffinata cultura...
Il dolce stile, prima di diventare una tendenza assai
diffusa del gusto, fu il convegno ideale - qualcosa di
meno che un'accademia con i suoi regolamenti, qualcosa
di più che un libero rapporto d'amicizia - fra pochi
giovani poeti: ambiente di cultura chiusa ed eletta, che
nel mondo letterario, sul finir del Dugento, ha un suo
posto ben distinto, e al quale in particolar modo si
contrappone coscientemente, come vedremo, nello stile e
ne' concetti, la così detta lirica realistica e
borghese.
Il che non vuol dire che lo «stil novo» si stacchi in
maniera assoluta dalla letteratura anteriore e
contemporanea e sia proprio, come pur è stato detto
autorevolmente, una « rivoluzione »: mentre è certo che,
nonostante la novità de' sentimenti e la nobiltà
dell'espressione (onde i suoi poeti si innalzano
sull'arte troppo più rozza ed inefficace degli altri
rimatori), esso si riattacca con stretti e robusti
vincoli non pur alla letteratura del Dugento, ma a tutta
la cultura filosofica e religiosa del medioevo; e non
d'Italia soltanto. Centro del mondo poetico degli
stilnovisti, oggetto di discorsi e di discussioni,
quando non di confessioni liriche, è, come ci avverte
ancor Dante, l'Amore. E questo Amore è, senz'alcun
dubbio, un amore umano : non, come altri ha pensato, un
simbolo soltanto, un'idealità, un'astrazione filosofica.
Senonché, per intender appieno la ricchezza e la
complessità dei fatti psicologici che al concetto
d'amore si ricollegano nella poesia degli stilnovisti,
giova ricostruire, sia pure in sommario, nella sua
formazione storica, la varia e raffinata cultura che
quella poesia appunto presuppone...
Invero il «dolce stil novo» non appartiene, nella sua
essenza e direttamente, alla storia della filosofia
medievale (se pur da quella riprenda talora schemi,
classificazioni e persino talune forme linguistiche). E
neppure appartiene alla storia della poesia propriamente
intesa, come altri studiosi han voluto, per i quali la
novità di esso consisterebbe « nello stile, inteso nella
sua più nobile e - diciamo pure - moderna accezione, non
come scelta e ordine di parole, di frasi, di costrutti,
secondo le inani regole rettoriche dell'ornato,
dell'eleganza, del ritmo, sibbene come espressione
fedele e diretta degli stati dell'anima, lucidamente
intuiti dalla fantasia » : espressione sincera cioè di
un contenuto profondamente sentito. Il che è qualità
generica, comune ad ogni vera poesia, e quindi anche a
quella degli stilnovisti in quanto è tale: non giova
tuttavia a spiegare il raccogliersi di alcuni poeti in
un gruppo determinato. Senza dire che una tal dottrina
trascende di troppo i limiti dell'estetica medievale.
Come tutte le così dette scuole poetiche, in se stesso e
intrinsecamente, lo «stil novo» appartiene alla storia
della cultura o, se si vuole più sottile specificazione,
della cultura artistica : di quella cioè che costituisce
la base, per dir così, naturale, su cui le opere d'arte
singole si formano e crescono. E più precisamente ancora
potremo definire lo «stil novo» come il fissarsi di un
determinato atteggiamento del gusto : il raccogliersi di
alcune menti interessate ai problemi della poesia, con
passione di creatori e coscienza di critici, intorno ad
uno speciale contenuto poetico e a certe regole formali
e retoriche, a una singolar maniera cioè di interpretare
e di rappresentare le cose. Quanto alla novità così
solennemente attestata da Dante dovrà essere ricercata,
sulla linea della tradizione letteraria (cui il dolce
stile si ricollega), in un approfondimento e
raffinamento dell'indagine psicologica. Approfondimento
di concetti: ovvero creazione di schemi più numerosi,
più agili e duttili, che si giova di una più vasta e
attenta cultura quale è quella che si va diffondendo
ogni giorno di più tra i laici.
E raffinamento di forme: rinnovamento cioè di una lingua
più schiva e delicata, più limpida e più sensibile, atta
ad esprimere in immagini nuove le pieghe più recondite e
meno afferrabili della coscienza. L'accento del
poeta-critico .batte con maggiore intensità ora sul
progresso del contenuto, ora su quello dello stile. Del
contenuto: come nel luogo più volte citato del
Purgatorio, dove la conoscenza più raffinata dei
problemi d'amore, posseduta da' nuovi poeti, è
contrapposta a quella troppo più grossolana ed
estrinseca della vecchia maniera. Dello stile: come ne'
passi ricordati del De vulgari eloquentia, dove è
proclamata la ricchezza, l'eleganza, la pieghevole
adesione a una materia difficile e delicatissima, della
lingua nuova. Ma e l'una e l'altra affermazione
s'accordano nella consapevolezza d'una cultura
privilegiata, piena di fede nella sua verità e nella sua
efficacia. Determinare con precisione la materia di
cotesta coltura non è possibile (allo stesso modo che è
impossibile ricostruire il sistema filosofico dello «stil
novo»). Si può indagarne gli sparsi antecedenti; si può
anche additare alcuni concetti essenziali e di uso più
frequente ne' canzonieri di questi poeti: già abbiamo
accennato alla relazione da essi istituita fra
gentilezza (o nobiltà) e virtù, fra amore e gentilezza,
e all'idea d'amore come moto dell'anima verso la sua
perfezione morale, tendenza al Sommo Bene, del quale la
bellezza terrena è ombra e vestigio; altri schemi avremo
occasione d'indicare più innanzi, esaminando da vicino
l'opera de' poeti singoli, e più specialmente vedremo,
per opera del Cavalcanti e de' suoi imitatori, farsi
strada una più minuta attenzione alle distinte facoltà
od attività dell'organismo, le quali prendon figura e
diventar personaggi di un dramma ideale ed astratto, se
pur sostanziato d'umanità. Altri elementi d'affinità
riscontreremo nella lingua: nell'uso di certe parole
(«virtù», «valore», «pietà», «mercede», «gentilezza»
«umiltà», «ira», «superbia»), le quali acquistano un
significato nuovo e singolare, quasi direi scientifico;
in certe disposizioni del sentimento, che ritornano
dall'uno all'altro di questi poeti, sia pure con minore
o maggior vigore; in certi schemi metrici e retorici;
perfino in certe immagini e movimenti lirici, che,
nell'uso frequente, diventar convenzionali. Ma, pur
tenendo debito conto di questi fattori sparsi che
insieme collaborano a ricostruire in noi la
rappresentazione di quel determinato atteggiamento del
gusto, che fu il «dolce stilnovo», occorre non
dimenticare che l'elenco di essi, lungi dall'esaurire la
novità e la peculiarità vere della lingua e dello
spirito stilnovistico, può offrircene soltanto le
caratteristiche più esteriori e immediate. La novità
della lingua è piuttosto in una voluta ricerca di levità
fantastica e di rarefazione spirituale, per cui ogni
immagine ed ogni parola ci trasportano in un mondo
ideale e raffinato, dove i sentimenti si sviluppano
nella purezza incontrastata della loro linea e nulla di
corporeo viene mai a toccarli e a sminuirli. E lo
spirito peculiare dello «stil novo» è nella persuasione
di possedere meglio e più intimamente la realtà della
vita amorosa, e in genere psicologica, e di saperne dare
una rappresentazione più adeguata in altre parole, nella
coscienza, che è fede, di una cultura accresciuta e
rinnovata rispetto agli uomini dell'età precedente. Vi è
in tutto ciò alcunché di giovanile, e comunque di
ingenuo: una superbia, come spesso accade, non scevra di
pedanteria. Ma vi è anche una forza vera: il culto del
sentimento, che, nella sua purezza spirituale, eleva
l'uomo al di sopra della mentalità volgare, non è solo
ostentato come un privilegio ma vissuto dagli
stilnovisti con sincerità: e nella rappresentazione
della vita psicologica la loro arte è veramente, se pur
più povera di colore e di concretezza, più intima anche
e più sottile. Comunque è necessario che si adoperi a
intender gli aspetti di questo ambiente schivo ed
aristocratico - il senso d'un'aristocrazia, che non è
più di nascita, bensì di sentimenti, di scienza,
d'intelligenza artistica, di cultura insomma - chi vuol
capir davvero le parvenze d'una poesia nata e divulgata
in un cenacolo chiuso, che ha le sue fragili delicatezze
e i suoi limiti prestabiliti. |