LA POESIA DI CECCO ANGIOLIERI
Il Vitale ritrova nell'esperienza poetica di Cecco una
radice di insoddisfazione e di irrequietezza, che giunge
talvolta fino alla «malinconia» e a una visione tragica
dei sentimenti e della realtà; ma l'ispirazione del
poeta appare costantemente circoscritta e condizionata
dall'intenzione della caricatura e dall'adesione a un
linguaggio quotidiano e plebeo.
Quale che sia la misura della presenza biografica
dell'Angiolieri nelle sue rime - e sicuramente
l'immagine che egli dà di se stesso, dei suoi vizi e
delle sue passioni, non presenta alterazioni sostanziali
della realtà storica quale è accertata o facilmente
intuibile dalle notizie che di lui possediamo - il poeta
si rivela, nel suo temperamento, costantemente inquieto
e cruccioso, implacato e mobilissimo, insoddisfatto e
pur in qualche misura rassegnato alla sua sorte per
dispettoso compiacimento. Non si ha mai, in lui, un
dramma spirituale; né come accade su una linea ben
diversa in Rustico, la sua sensibilità si esprime in una
protesta satirica; appare tuttavia il poeta, in una
disposizione affatto sensualistica a cogliere i tratti
corposi della realtà e a respingere ogni mondo ideale,
con l'animo sempre involto in quella malinconia, che è
insoddisfazione, irrequietezza di non soddisfatti
piaceri e di non appagati desideri, uggia d'uomini e di
cose e di sé. E se tale malinconia è espressa dal
rimatore con eloquenti effetti di divertita e ironica
esagerazione, tuttavia rimane al fondo della sua
ispirazione a riscattare la natura blasfematoria dei
componimenti più arditi e immorali, a render vivi e
palpitanti i più temperati e suadenti, d'amore. Infatti,
passioni e sentimenti, in questo temperamento acre, ma
non mai irosamente morale, agiscono in superficie e non
sono vissuti in profondità; e resta, per ciò, un margine
al gioco della mente che aggiunge d'apparenza e rigonfia
le cose, che scatena la piú iperbolica fantasia, entro
cui si spiegano la foga negatrice del poeta e l'estremo
vituperoso dei sonetti contro il padre; lo scontento
imprecante nell'ansiosa brama di denaro e di godimenti;
l'indugio del rimatore, tra sorridente e amareggiato,
nel ritratto di sé, innamorato più spesso scontento che
appagato, e di Becchina, astuta sensuale, provocante; o,
ancora, l'accentuarsi di una ben precisa polemica
antispiritualistica svolta con ironici eccessi.
E la fantasia poetica, nei suoi voli bizzarri, è in
Cecco non solo sempre suggerita dalla realtà, da cui non
sfugge e non evade mai, ma della realtà si avvale a
comporre appunto i suoi giochi, conforme
all'atteggiamento del poeta, esteriore e immanente, e
alla sua attitudine espressionistica. Già in quella che
può essere considerata la prima esperienza poetica
d'amore del senese, nell'accettazione dei moduli
artistici toscano-guittoniani, nell'assunzione seria e
impegnata degli elementi preziosi e scelti della poesia
illustre di transizione, il poeta non perviene mai ad
astrarsi in un dettato teso ed esemplare. Gli elementi
anche realistici, in quella poesia toscana, erano
assorbiti in, una astrattezza poetica, persino arida,
anche se con una sua preziosa malia; nell'Angiolieri,
invece, i tratti realistici restano tuttavia, senza
misura, indipendenti e dominanti, e la sua poesia
acquista in concretezza e icasticità quanto perde in
aristocratica tensione stilistica. Ora, proprio questa
prevalenza, di gusto e d'attitudine, al realismo corposo
nel canto d'amore, ispirato da quell'umor pessimistico
proprio di Cecco, svela la contraddizione implicita fra
la serietà dell'intento tragico e l'usualità e
grossolanità dell'immagine e dell'espressione poetica,
e, quindi, la preminenza, nella poesia del senese, dei
tratti borghesi e realistici, a scapito e contro la sua
aulica ispirazione; ciò segna il punto di partenza del
ritrovamento da parte di Cecco della facoltà
propriamente contraffattrice ed ironica, del passaggio
all'intento nettamente comico che si manifesta appieno,
con coerenza di mezzi e di modi, nella più matura
poesia, nella quale, in forma magniloquente e
paradossale e con forte accentuazione realistica e
teatrale, il mondo complicato e sottile, intellettuale e
mistico dello stilnovismo, da cui il poeta attinge
situazioni, significati ed espressioni, risulta
sapientemente burlato e deriso, e nella quale si
realizza distesamente la sua ispirazione goliardica e
giullaresca. E la facoltà comica e burlesca di Cecco,
pur nella sua uggia crucciosa, si attua proprio in
questo calcolato e scaltro atteggiare ad effetti ironici
e divertiti l'ispirazione varia, superficiale,
contraddittoria; nell'esprimere con spirito fantastico e
deformante, in toni accesi e coloriti, contenuti sí
borghesi, ma sempre seri. Nella sua poesia, descriva il
poeta l'amore per Becchina o la sua struggente passione,
rifletta sulle proprie miserie e disgrazie, celebri i
godimenti o si crucci della sua povertà, imprechi o
motteggi popolarescamente, descriva narri o rappresenti,
sempre l'espressione è realistica e grossolana, senza
valori o allusioni ideali, piena di sfrontate ed estrose
trovate, impetuosa, perché percorsa da una sorte di
tetra malinconia, paradossale ed esagerata, perché
sortita da un gioco inventivo senza profonde radici
spirituali, mimica e tutta volta all'esterno e al fatto,
perché priva di profonda consonanza interiore, e per ciò
sempre un po' caricaturale riguardo ai contenuti,
ironica spesso a rispetto della realtà, i cui contorni
ha compiaciutamente esagerato e ironicamente
contraffatto. È il segno, questo, dell'arte piú matura
dell'Angiolieri, dei sonetti che meglio attestano la sua
singolare qualità poetica. L'accentuazione delle tinte,
l'esagerazione dei tratti nella sua raffigurazíone
realistica, quel che di efficacemente eloquente e sonoro
risuona nella voce sua e in quella dei suoi personaggi,
quella esteriorità espressionistica ricca di
accostamenti bizzarri e popolari riflessioni
sentenziose, l'evidenza marcata delle scenette di
svolgimento rapido e farsesco, la concitazione dei
dialoghi serrati, son modi espressivi peculiari al
senese. Tanto più efficaci e singolari risultano quei
modi, quanto più, mobile e colorita è la lingua di
Cecco, ampiamente e variamente composita nei suoi
elementi lessicali e nelle sue forme fonetiche e
morfologiche, attinti a fonti eterogenee, culte e
popolari: latinismi, gallicismi, meridionalismi poetici,
toscanismi e senesismi e, se pur raramente, voci
maliziose e furbesche. |