I RUSTEGHI
Addì 16
febbraio si vide per la prima volta questa commedia
rappresentata nel teatro di San Luca, e col ripeterne le
rappresentazioni chiusero i comici di quella compagnia il
carnevale di quest'anno 1760. Dipingesi in essa il costume
di alcuni padri di famiglia, sì nemici degli onesti
passatempi della società, che sempre ne borbottano e tengono
le mogli e i figli lontani da ogni divertimento. Dalla
ruvidezza di tali costumi prende la commedia il titolo. È
piena d'industria da capo a fondo, e del genere di quelle
costumate e popolari, nelle quali l'autore fu e sarà sempre
degno di ammirazione: non si può dire quanto possa, la sua
fantasia in siffatti argomenti. Infinite circostanze, tutte
a proposito e tutte ritratte dal vero, raccoglie, così reali
ed espressive, che pare che vegga con gli occhi e oda con
gli orecchi intorno a sé quello che scrive: natura gli parla
al cuore quanto medita. Allogate sono poi in essa commedia
tutte le circostanze con isquisita proporzione, e tutte con
l'arte fatte spiccare e messe in movimento, onde puoi dire:
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Così si veggion qui diritte e torte,
veloci e tarde, rinnovando vista,
le minuzie de' corpi lunghe e corte
moversi per lo raggio, onde si lista
talvolta l'ombra, che per sua difesa
la gente con ingegno ed arte acquista; |
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perché
appunto come raggio di sole (mi si permetta questa
comparazione poetica, parlando di poesia) penetrato pel
fesso della finestra, ove a te par vóto e nulla, ti fa
apparire una lunga striscia di minute particelle in perpetuo
movimento, così l'ingegno dell'Autore illumina e ti fa
vedere mille minute circostanze che tu non avresti
immaginate, nonché vedute.
Notabile è soprattutto ne' Rustici una cosa che a me par
nuova e potrebbe forse stabilire una nuova regola nell'arte
comica. Tutti quei poeti che hanno fino a qui imitato un
carattere, ne vestirono un solo personaggio. Euclione in
Plauto e Arpagone nel Molière, sono i soli avari nella
Aulularia e nella commedia francese. Da ciò nasce spesso
cosa non conveniente; e cioè, che volendo il poeta in tal
caso far vedere più facce e diversi aspetti del carattere
imitato, deve quasi di necessità tirare qualche scena coi
denti, per mettere il suo personaggio in una novella
situazione e toccar, per così dire, del suo carattere le
varie corde. Nella presente commedia quattro sono
caratterizzati Rustici, onde le situazioni nascono e
germogliano da sé facilmente; ed un medesimo carattere
compartito in quattro uomini, ha quattro gradi e quattro
aspetti diversi che non violentati si affacciano agli
uditori con varietà più grata. Quattro donne vi hanno parte:
tre mogli ed una figliuola da marito, tutte in soggezione;
ma con diverse maniere. Una sola di esse si rende il giogo
leggero con la destrezza, ma però con riguardo. Tanto più
spicca la ruvidezza degli uomini, quanto più sono le donne
moderate, né richiedono oltre il dovere. Vedesti mai scena
di artificio che uguagli quella in cui si trovano a sedere
dall'una parte Canziano e il Conte, e dall'altra Marina e la
moglie di Canziano, ordigno principale di tutta l'azione? In
essa col tacere a tempo or delle due donne, or de' due
uomini, e col dividere il dialogo, puoi dire, col compasso,
vengono informati attori, usciti di nuovo, delle cose
passate nella metà dell'atto primo, senza ripeterlo
all'udienza e si apre la strada all'avanzamento del nodo.
Tali scene non le fanno se non i periti maestri che soli le
possono mettere ad esecuzione, senza imbrogliar sé nello
scrivere e i recitanti nella rappresentazione.
Lo stile è colto e senza espressioni plebee o idiotismi
vili. Sali e panari urbani frizzano di continuo, e
soprattutto sono festive le ultime scene dell'atto secondo,
ove si conoscono per la prima volta i due giovani che si
debbono sposare. Nota il modo del far cavare la maschera a
poco a poco; come l'autore va per gradi, e quante graziose
malizie fanno quella scena brillare; e vedi in qual breve
tempo nascono speranza, tema, diletto, romori, e con quant'arte
si rinnova l'aspettazione per l'atto terzo, in cui
finalmente cedono i Rustici per necessità e sì a stento, che
vedi Rustici obbligati a cedere dalla circostanza, non da
cambiato carattere. |