Tornando sul Manzoni
È da augurare che la
critica letteraria europea cominci a fare ammenda della
fredda stima in cui ha tenuto l'opera del Manzoni, che è
nel numero delle opere capitali della letteratura
europea nel secolo passato. Per parte mia, soglio
rileggere questo libro periodicamente e ne traggo sempre
commozione e conforto, e sempre rinnovata ammirazione
per la perfezione della sua forma. Può sembrare strano
che io dica ciò, avendo altra volta stampato che i
Promessi Sposi sono una bellissima «opera oratoria»; ma
veramente debbo confessare che quella impropria parola
nacque da un errore o piuttosto da una grossa
distrazione nella quale incorsi nel criticare il
giudizio corrente e che fu anche del De Sanctis, che i
personaggi del Manzoni si distinguano in concreti e
realistici come Renzo e don Rodrigo, astratti e ideali
come Lucia e fra Cristoforo, e intermedi come don
Abbondio; ed io affermai per contrario che il Manzoni
usava lo stesso metodo per costruire gli uni e gli
altri, e volevo dire che gli uni e gli altri erano
prodotto della stessa fantasia artistica, cosa che mi
sembra sempre verissima.
Ma quanto all'«opera oratoria», sarei impacciato
nell'assegnare l'origine del mio errore, perché vi ebbe
parte lo zelo di irreprensibilità cattolica del Manzoni
e l'osservazione dello Scalvini, che i Promessi sposi
non si svolgessero sotto libero cielo ma sotto la volta
di una chiesa; per non dire delle vivaci critiche del
Settembrini che in verità non ebbero molto potere su di
me. Comunque, da ciò venne che concepii l'idea di una
sorta di fusione nell'opera del Manzoni tra Poesia e
Oratoria; dal che avevo il dovere di guardarmi più che
altri, per la feroce insofferenza da me sempre
manifestata per la confusione nella quale artisti e
critici incorrevano della Poesia con l'Oratoria. Ma dire
l'origine di un errore o di una distrazione è sovente
assai difficile, e tale è nel mio caso. Per il quale
debbo confessare che sono rimasto molto mortificato tra
me e me quando vi sono tornato sopra, ancorché nessuno
me n'abbia rimproverato come io meritavo.
Dopo questo ben chiaro mea culpa, alcune correzioni,
come è naturale, sono da introdurre in ciò che ho
scritto del Manzoni per questa parte, e ne lascio la non
difficile cura agli intelligenti lettori.
Piuttosto, sarà da soggiungere qualcosa sul sentimento
cattolico del Manzoni: cioè che esso risponde a una
concezione morale della vita quale anche un non
cattolico ma di alto animo fa sua. E forse in ciò è la
vera origine della diffidenza che la Chiesa cattolica
ebbe verso il Manzoni, nel quale non trovava nessuno dei
motivi che servivano alla sua politica. Della qual cosa
si avvide presto Carlo Cattaneo, che disse che la Chiesa
cattolica assai volentieri avrebbe bruciato sul rogo
Alessandro Manzoni. E anche di recente abbiamo udito
borbottare contro il Manzoni, poco cattolico, che nel
suo romanzo aveva messo insieme una monaca incestuosa,
un frate omicida, e un parroco vigliacco, e si era
mantenuto tacitamente giansenista in tutta la sua vita.
Il vero è che precipuo pregio dei Promessi Sposi è la
sincerità, sempre rigorosamente osservata dal suo
autore, che non mostrò di farsene un vanto e la praticò
con semplicità di movimenti. |