IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

Critica letteraria

Origini
Trecento
Dante
Petrarca
Boccaccio
Quattrocento
Cinquecento
Seicento
Settecento
Neoclassicismo
Romanticismo
Foscolo
Manzoni
Leopardi
Letter. minore
Realismo
Decadentismo
Novecento

 

 

 
 
 

 

 


 CRITICA DELLA LETTERATURA: IL SEICENTO

IL CONCETTO DI BAROCCO

Il Croce, al quale si deve un decisivo impulso nell'indagine sulla letteratura e sulla cultura del seicento in Italia, è ancora decisamente legato a un giudizio negativo sul barocco. IL barocco è per lui una manifestazione del brutto, che non può portare a nessun risultato d'arte: alla base di ciò che il seicento ha prodotto nella letteratura non c'è un'intenzione di fare poesia, ma il desiderio puramente pratico e utilitario di costruire opere gradevoli, intese soltanto a dare diletto e piacere. La caratteristica che distingue il barocco dalle altre categorie di brutto artistico è la ricerca continua della meraviglia, dell'effetto nuovo e imprevisto, che suscita il diletto proprio con la sorpresa che determina nel lettore.

Il barocco è una sorta di brutto artistico, e, come tale, non è niente di artistico, ma anzi, al contrario, qualcosa di diverso dall'arte, di cui ha mentito l'aspetto e il nome, e nel cui luogo si è introdotto o si è sostituito. E questo qualcosa, non obbedendo alla legge della coerenza artistica, ribellandosi a essa o frodandola, risponde, com'è chiaro, a un'altra legge, che non può essere se non quella del libito, del comodo, del capriccio, e perciò utilitaria o edonistica che si chiami. Onde il barocco, come ogni sorta di brutto artistico, ha il suo fondamento in un bisogno pratico, quale che questo sia, e comunque si sia formato, ma che, nei casi come questo che si considera, si configura semplicemente in richiesta e godimento di cosa che diletta, contro tutto, e, anzitutto, contro l'arte stessa.
Per distinguere il «barocco» tra le altre sorte del brutto o dell'impoetico bisogna perciò cercare a quale soddisfacimento edonistico esso corrisponda: non senza avvertire per altro che la ricerca in questa materia non può mirare se non a una classificazione empirica, a causa della varietà infinita, delle infinite tonalità o sfumature dei modi del piacere. S'intende anche che le varie classi o tipi del piacere che è sotto l'impoetico non si escludono e anzi spesso si mescolano tra loro e l'una si tira dietro l'altra, come il Manzoni notava del suo immaginario «Anonimo» secentesco, che sapeva riuscire, nella prosa che componeva, «rozzo insieme ed affettato».
E veramente non c'è difficoltà alcuna ad additare la caratteristica del barocco, quella che lo distingue dall'«accademico», per es., o dal «sentimentalistico» o dallo «svenevolo», e che consiste nel sostituire la verità poetica, e l'incanto che da essa si diffonde, con l'effetto dell'inaspettato e dello stupefacente; che eccita, incuriosisce, sbalordisce e diletta mercé la particolare forma di scotimento che procura. Non c'è difficoltà, perché, com'è notissimo, tale caratteristica fu programmaticamente esposta dai letterati di quella scuola, e dal principale di essi, il Marino, che dié al poeta per «fine» la «meraviglia», ammonendo che «chi non sa far stupire» lasci di fare il poeta e «vada alla striglia», vada a fare il mozzo di stalla.

Benedetto Croce


© 2009 - Luigi De Bellis