IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

Critica letteraria

CINQUECENTO

 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 CRITICA DELLA LETTERATURA: IL CINQUECENTO

Epicità della Gerusalemme

La Gerusalemme sembra in qualche modo essere scritta sul modello della Iliade; ma se deve dirsi imitare lo scegliere nella storia un argomento che abbia somiglianza colla favola della guerra di Troia, se Rinaldo è una copia d'Achille, e Goffredo di Agamennone, ardisco asserire che il Tasso ha superato il suo modello. Ha un fuoco eguale a quello d'Omero nelle battaglie, ma con maggior varietà. Tutt'i suoi eroi hanno caratteri differenti, come quei dell'Iliade; ma i suddetti caratteri sono meglio esposti, più fortemente descritti, e infinitamente meglio sostenuti; perché non ve n'è quasi uno che non si contradica nel poeta greco, e non. ve n'è uno che non sia invariabile nel poeta italiano.
Egli ha dipinto quello che Omero disegnava: ha perfezionato l'arte di mescolare i colori, e di distinguere le differenti specie delle virtù, de' vizi, e delle passioni che per altro sembrano essere le medesime. Così Goffredo è prudente e moderato, l'inquieto Aladino ha una politica crudele, il generoso valor di Tancredi è opposto alla ferocia d'Argante, l'amore in Armida è una mescolanza di civetteria e di rabbia: avvi in Erminia una amabile e dolce tenerezza, né vi è fino all'eremita Piero uno che non faccia un personaggio in pittura, e un bel contrasto col mago Ismeno, e queste due figure sono assolutamente superiori a Calcante e a Taltibio. Rinaldo è una imitazione d'Achille, ma i suoi difetti sono assai più scusabili: il suo carattere è più amabile, il suo ozio è meglio impiegato. Achille abbaglia, e Rinaldo interessa.
Io non so se Omero ha fatto bene o male ad ispirare tanta compassione per Priamo nemico de' Greci: ma l'aver renduto Aladino odioso è senza dubbio un colpo da maestro. Senza questo artifizio più d'un lettore si sarebbe interessato in favore de' Maomettani contra i Fedeli. Uno sarebbe tentato a riguardare questi ultimi come brigandieri alleati per uscire dal fondo dell'Europa a desolare un paese, sul quale non aveano diritto alcuno, ed a fare strage a sangue freddo d'un Monarca venerabile di 8o anni, ed un intero popolo nnocente che non aveva alcuna pretensione con loro.

Nelle Crociate mescolavansi le più scandolose dissolutezze, e talvolta il furore più barbaro con teneri sentimenti di divozione. Scannavano alcuni tutto in Gerusalemme senza distinzione né di sesso, né di età. Ma quando arrivarono al Santo Sepolcro ancora lordati del sangue delle donne uccise dopo averle violate, baciarono la terra e si percossero il petto: tanto è capace la natura umana d'unire gli estremi.

Il Tasso fa vedere, com'egli deve, la Crociata in una luce tutta diversa. Ella è un'armata d'Eroi che sotto la condotta d'un savio Capitano va a liberare dal giogo degl'Infedeli una terra consecrata dalla nascita e dalla morte d'un Dio. L'argomento della Gerusalemme riguardato in questo senso è il più grande che sia mai stato. Il Tasso l'ha trattato degnamente, avendovi impiegato non meno interesse che grandezza; l'opera è ben condotta, essendovi quasi tutto mescolato con arte: gli avvenimenti sono maneggiati destramente, e saggiamente distribuiti i chiari e gli scuri. Fa passare il lettore dallo strepito della guerra alle delizie dell'amore, e dopo la pittura de' piaceri lo riconduce al campo: eccita la sensibilità per gradi, e si solleva sopra se stesso di libro in libro. Il suo stile è per tutto chiaro, ed elegante, e quando l'argomento richiede sublimità, maravigliosa cosa è come la delicatezza della lingua italiana prende un carattere nuovo nelle sue mani, e si cangia in maestà ed in forza.

Si trovano evvero nella Gerusalemme 200 versi circa, ne' quali l'autore si perde dietro a giuochi di parole, ed a concetti puerili; ma queste debolezze erano una specie di tributo, che la sua gloria pagava al gusto che aveva il suo secolo per l'arguzie, e che dopo di lui maggiormente crebbe; ma del quale gl'Italiani si sono interamente disfatti.

Voltaire

© 2009 - Luigi De Bellis