AL POCO
GIORNO E AL GRAN CERCHIO D'OMBRA
Dante volle gareggiare, scrivendo
questa sestina, con Arnaut Daniel
che aveva scritto la sestina Lo ferm
voler qu'el cor m'intra («Il forte
desiderio che m'entra in cuore»),
primo modello del genere. Anche
Petrarca, come vedremo, si provò in
questa forma. La composizione si
regge sulle sei parole-rima, che
tornano in tutte le strofe. Le sei
parole-rima della sestina di Arnaut
erano intra, ongle, arma, verga,
oncle, cambra (entra, unghia, anima,
verga, zio, stanza), ed erano parole
singolari, cariche di significati
(anche sensuali), attorno a cui il
poeta si aggirava ossessivamente.
Dante rifiuta la sensualità aperta
di Arnaut, sceglie parole-rima meno
eccezionali, ma ugualmente ricche di
significati, legate fra loro da
sottili corrispondenze anche foniche
(due parole hanno un'assonanza in o:
Ombra e cOlli; tre un'assonanza in
e: Erba, vErde, pEtra). Dante «fin
dal principio, porta la poesia
all'aperto, passa dalla cambra ai
dolci colli, al verde della natura».
Egli «vede l'amore della Petra nel
gran cerchio di fenomeni naturali, e
la sua sestina intreccia le immagini
della natura con quelle della
donna».
Analizziamo il sistema semantico
(Strumenti) delle parole-rima e
l'uso che Dante fa delle
potenzialità poetiche di questo
sistema, sulla scorta dell'analisi
compiuta da un giovane studioso di
metrica, Costanzo Di Girolamo.
Di Girolamo osserva che, nella
sestina dantesca, «due termini si
riferiscono al paesaggio, erba e
colli, ai quali si oppone donna;
elementi intermedi sono ombra e
verde, connessi ora alla donna, ora
al paesaggio; petra, infine, per la
sua funzione di parola-chiave del
gruppo di liriche a cui la sestina
appartiene occupa un posto centrale,
e funge da filtro tra i due distinti
poli semantici».
Dante applica nelle varie strofe
questo sistema inserendo la
parola-rima in un contesto ogni
volta diverso.
«[Ecco] i contesti di verde: v. 4: e
'l mio disio però non cangia il
verde, "non appassisce"; v. 11: e
che li fa tornar di bianco in verde
(i colli, a primavera); v. 15:
perché si mischia il crespo giallo e
'l verde (della ghirlanda, sui
capelli di madonna); v. 24: poggio
né muro mai né fronda verde; v. 25:
Io l'ho veduta già vestita a verde;
v. 32: prima che questo legno molle
e verde (ovvero, la giovane amata);
v. 38: sotto un bel verde la giovane
donna (il verde della veste). Come
si vede, l'aggettivo assume funzioni
assai diverse, a seconda dei
contesti in cui compare. E lo stesso
si dica per colli, termine ancora
più "concreto" semanticamente: al
bianchir de' colli (v. 2), e il
dolce tempo che riscalda i colli (v.
10) sono indicazioni di stagione,
inverno e primavera; al v. 37:
Quandunque i colli fanno più nera
ombra è perifrasi per "sera",
"notte"; che m'ha serrato intra
piccioli colli (v. 17) sembra un
verso carico di informazioni, al
confine con l'autobiografia
(potrebbe trattarsi dei colli che
circondano Firenze); al v. 31, colli
compare in un adunaton: Ma ben
ritorneranno i fiumi a' colli;
mentre al verso prima gli altissimi
colli chiudevano irrealisticamente
il praticello in cui il poeta
fantastica l'incontro d'amore con
l'amata; per piani e per colli (v.
21), infine, egli è fuggito per
scampar da cotal donna. Osservazioni
non dissimili valgono per il
terminechiave petra, che compare
solo tre volte nell'accezione 4
banale di "sasso" (vv. 26, 34, 39),
una volta in quella di "mattone" (v.
18), due volte è connesso alla
donna, per mezzo di metafora (v. 5),
o di similitudine (v. 9); al v. 19,
la petra è una "pietra preziosa".
Meno oscillante, pur all'interno dei
vari contesti, il significato di
donna: v. 7: questa nova donna, v.
22: cotal donna, v. 38: la giovane
donna (a designare in tutti e tre i
casi l'amata); v. 6: che parla e
sente come fosse donna, v. 14; trae
de la mente nostra ogn'altra donna,
v. 29: innamorata com'anco fu donna,
v. 33: come suol far bella donna
(generico e quasi impersonale in
queste altre occorrenze). Si noti
pure che nella sestina Dante evita
l'oscillazione del termine tra i
significati di "donna", "madonna" -
"signora", "padrona", frequente in
altre rime e nelle stesse petrose;
oscillazione che è evidentemente
sentita come rima equivoca [v. 5].
Erba, parallelamente a colli,
compare due volte in circonlocuzioni
che indicano la stagione dell'anno (vv.
3-12); è fatta d'erba la ghirlanda
dell'amata (v. 13); in un bel prato
d'erba lei è stata desiderata dal
poeta (v. 28): erba figura ancora
nella similitudine del verso finale
(com'uom petra sott'erba), e nel
paradosso del v. 35, gir pascendo
l'erba; infine, nel senso di "erba
medicamentosa", al v. 20, con
sbavatura semantica ' vicina a
quella di petra, "pietra preziosa"
del v. 19 ».
Cosa si ricava da questo esame?
Dante, messo nella condizione - che
è tipica dell'autore di una sestina
- di poter «modificare», più o meno
lievemente, il significato delle
parole-rima, purché rimanga
all'interno di quel circolo
immaginario che racchiude tutte le
sfumature consentite di significato
di una parola, applica due tecniche
distinte: «La prima consiste nel
mettere a fuoco, di volta in volta,
in forma alterna o ciclica, ecc.,
una particolare sfumatura semantica:
in Dante, petra del v. 19 si oppone
fortemente, come significato alla
medesima parola-rima del verso
precedente: "mattone" (bloccato
dalla calcina) versus' "pietra
preziosa, dai poteri magici". La
seconda tecnica consiste invece nel
mantenere il più possibile fisso il
contenuto semantico della voce,
mutando però il contesto in cui essa
ricorre, in modo da sovvertire il
significato generale, non della
parola-rima, ma dell'enunciato:
ancora in Dante, quando si perde lo
color ne l'erba, "d'inverno", è
l'opposto di percbé li copre di
fioretti e d'erbe, "di primavera".
Questi i casi-limite. Più
normalmente l'oscillazione, quando
occorre, avviene ricorrendo
all'ausilio delle figure retoriche,
che senza dubbio variano, a seconda
del loro impiego, la "densità"
semantica della parola coinvolta. Si
considerino i due contesti
danteschi: Quand'ella ha in testa
una ghirlanda d'erba, e [...] che mi
torrei dormire in petra // tutto il
mio tempo e gir pascendo l'erba: è
chiaro che la concretizzazione
paradossale in cui figura erba, nel
secondo degli esempi citati,
smaterializza semanticamente un
termine che nel primo caso ha ben
più sostanza, inserito nella
immagine, colorita e vivace, della
ghirlanda d'erba sui capelli di
madonna».
Tiriamo alcune conclusioni
Dante rappresenta se stesso mentre
«fantastica» un incontro d'amore con
la donna desiderata. Aggirandosi
come prigioniero dentro il cerchio
ristretto di alcuni precisi termini,
egli ricorre, per esprimere
attraverso immagini e simboli il
desiderio:
a. alle oscillazioni di significato
di quei termini;
b. alle risorse che la retorica
offre per stravolgere il significato
di quegli stessi termini,
soprattutto per trasferirli in nuovi
contesti (e sono le figure della
perifrasi, della metafora, della
similitudine, del paradosso quelle
che più gli vengono comode,
Strumenti). La forte carica sensuale
non viene espressa direttamente, ma
indirettamente, facendo violenza al
linguaggio, sfruttandone (fino
all'estremo dell'artificio) le
potenzialità espressive, cercandone
tutte le equivalenze metaforiche e
«simboliche» (l'asprezza della
pietra, la freschezza del verde,
ecc.). |