Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  Le opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


Più che l'amore
 

Tragedia in due atti in prosa di D'Annunzio rappresentata nel 1906 da Ermete Zacconi e pubblicata l'anno seguente. Come sempre - nella Città morta, nella Gioconda, nel Fuoco, nella Laus Vitae - il tema superumano, per sé, fallisce alla poesia del D'Annunzio, attuandosi solo nelle pause che ci s'intromettono; così questa tragedia è poverissima, proprio per la chiarezza a cui riduce quell'ideologia nella figura di Corrado Brando, l'eroe che vorrebbe fare l'esploratore, e, non avendo i soldi necessari, si fa assassino per procurarseli. Persuaso della grandezza più che morale del gesto ch'egli magnifica nel personaggio, il D'Annunzio si sforza di raggiungere in quest'opera una lapidarietà di stile che è poi un nuovo modo di enfasi, ed è l'illusione per cui, nel discorso premesso al volume, invoca nientemeno che l'esempio di Eschilo. In verità ciò che predomina nel suo spirito, scrivendo, è la smania polemica di scandalizzare con la superumana ideologia quelli stessi che alla rappresentazione restarono in effetti scandalizzati; perciò nemmeno i motivi soavi, che come sempre affiancano il tema eroico (la donna che l'eroe abbandona nubile e incinta, il fratello di lei che anch'egli affoga l'indignazione nell'ammirante dolcezza), riescono a disegnarsi abbastanza nella fantasia del poeta così da vivificarla, se non altro, episodicamente. Unico interesse dell'opera, poiché la passione dell'eroe è la passione d'Africa, i segni di quella passione africana che non morì in Italia nella sconfitta di Adua, e che suggerisce parole in cui il D'Annunzio ricercherà trent'anni dopo, quasi additandovi un presagio, il titolo di un suo libro d'incitamento patriottico, Teneo te Africa; "Ho il mio pensiero, anzi ho il mio impero, una parola romana da rendere italica: "Teneo te Africa".
 

 

Luigi De Bellis