Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  Le opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


La gloria
 

Tragedia in cinque atti in prosa di D'Annunzio, rappresentata nel 1899 da Eleonora Duse ed Ermete Zacconi e pubblicata nello stesso anno. Vorrebbe essere un'altra glorificazione del Superuomo, ma anche qui, come nella Gioconda, è semmai la glorificazione della Superfemmina: amplificazione torbida ed enfatica dell'invincibile potere della femmina sull'uomo avvinto, come una nuova Ippolita del Trionfo della morte e Pantea del Sogno d'un tramonto d'autunno; soltanto resa ancora più torbida perché rappresenta il sesso, e insieme la Gloria, il delirante Potere. La tragedia mette in scena un eroe, Ruggero Fiamma, che combatte per la signoria di Roma contro un dominatore già vecchio, Cesare Bronte; al quale strappa infine il potere e, splendida amante, la Comnèna; ma com'è in costei il suo pungolo e la sua forza, come in lei egli è tutto perduto senza nemmeno la possibilità di liberarsi uccidendola, così è lei sola insaziabile di voluttà di dominio, pronta a favorire la morte del primo amante quando il suo astro declina, e poi a uccidere ella stessa Ruggero Flamma e darne il cadavere in pasto alla folla ribelle quando nella medesima situazione egli non sa proporle se non l'amore e l'esilio. Altra aggiunta confusione viene all'opera dalle velleità "politiche" che la gonfiano, non meno vacue che nelle Vergini delle Rocce, ma sostituendo alla stilizzazione la magniloquenza; talché è da annoverarsi senz'altro fra le peggiori del D'Annunzio. La tragedia fu riunita con La città morta e La Gioconda, nella traduzione francese del 1903, sotto il titolo Les victoires mutilées (Le vittorie mutilate).
 

 

Luigi De Bellis