Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  Le opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


intermezzo di rime
 

Raccolta di versi pubblicati nel 1883 (data editoriale: 1884). Nel primo ricco periodo della poesia dannunziana si può considerarla un "intermezzo", se non proprio disorientato, di ricerca. È caduta infatti l'esplodente originalità del Canto novo, che travolgeva, adattandolo a sé, qualunque modello. Lo squillante lodatore della gioia animale di vivere, ora momentaneamente spossato e deluso, "animal triste", aderisce con fatica ai nuovi panni; quasi incerto di ciò che si convenga al suo animo attuale, sembra cercare in altri poeti, specie nei Fiori del male di Baudelaire, non già soltanto uno spunto che dia l'avvio al suo proprio contenuto, ma addirittura gli atteggiamenti psicologici su cui svolgere la immotivata disposizione al canto, che, unica dell'antico se stesso, gli resta genuina. Naturalmente, ciò va inteso con discrezione, e non è caso che i sonetti, di tono sensualmente deluso, siano tanto più autentici dei due poemetti, in martelliani e in ottave: dove gli idilli del Canto novo si effondono in una narratività, cui ancora potrebbe dirsi modello lo Stecchetti di Postuma, se non fosse il decoro squisitamente formale che fa battere l'accento, non sul pathos effusivo, non sulla suggestione della materia, ma sul distacco e sull'eleganza della fattura. Parimenti nei sonetti (dove pur la materia è tanto più vera nell'animo attuale del poeta), come il senso dell'esercizio metrico sovrabbonda il canto effettivo, così il parnassiano decoro nobilita anche qui ciò che nei sonetti giovanili si rifece dallo Stecchetti ma comunica agli atteggiamenti sentimentali un'impassibilità che impedisce il pudore e il fremito del modello baudelairiano. Perciò poté accendersi intorno a questo libro una polemica, rimasta famosa, sui limiti della verecondia in arte, avendo egualmente ragione chi, come il Chiarini, restava urtato dalla crudezza della materia sessuale, e chi, come il Lodi, sentiva riscattata la pornografia da quel distacco parnassiano, da quella impassibilità. Con l'Intermezzo di rime cominciava quello che fu per lunghi anni il rovello del D'Annunzio, specie nei romanzi: lo sforzo cioè di costruirsi come poesia psicologica e sentimentale, al modo dei poeti analitici confessori di sé, al modo che era stato degli estremi romantici. A cominciare dal 1894 la raccolta si chiamò semplicemente Intermezzo. Nel 1929 fu inclusa, con Canto novo e le Elegie romane, nell'Edizione nazionale delle opere del D'Annunzio, col titolo Femmine e muse.

L'Intermezzo ha una grande importanza nella poesia del D'Annunzio, non solo perché svela il primo vero turbamento del poeta, ma anche perché ha una tersa e nativa tonalità dannunziana. (F. Flora).

Libro, in gran parte, di oratoria afrodisiaca, più che d'arte. (L. Russo)
 

 

Luigi De Bellis