Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  Le opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


Isaotta Guttadauro ed altre poesie
 

Raccolta di poesie in celebrazione di una favoleggiata Isotta, e su altri simili temi che ne ripetono il tono. Il tentativo di una poesia romantica confessione di sé, già accennato nell'Intermezzo di rime, è qui abbandonato radicalmente per un tipo di poesia puro giuoco parnassiano di immagini già stilizzate e poetiche, che hanno la preziosa perfezione delle cose vuote; ma raggiungendo, nel giuoco virtuosistico, un rigore di stile, uno splendore, che è impegno di raffinatissima arte. Il poema d'Isotta narra in nona rima la storia di un primo bacio sullo sfondo di una campagna d'autunno, e poi in ballate un altro bacio presso un fonte primaverile; con un ricalco di forme quattrocentesche, la cui grazia è proprio nel senso delle forme riassaporate come tali, completamente di là (o di qua) dal sentimento che vi si finge. Per certe poesie della seconda parte del libro, e più in ispecie a proposito della irreligiosa poesia di Eleabani, è lo stesso autore a chiarire in nota il carattere di "semplice e pura ed anche, se si vuole, oziosa esercitazione di stile e di metrica"; e sotto questo aspetto il volume può considerarsi il canzoniere di quell'Andrea Sperelli, protagonista del Piacere, il quale, anche scrivendo poesie, "più che il pensiero, amava l'espressione". Tale sarà, in un sonetto aggiunto all'edizione 1890 del libro, il celeberrimo credo estetico del D'Annunzio: "O poeta, divina è la Parola; - ne la pura Bellezza il ciel ripose - ogni nostra letizia; e il Verso è tutto". Questo giuoco non resta però sempre un freddo giuoco metrico: più sensibile commozione lo anima dove si estenua in ritmi musicalmente leggeri, come nelle brevi strofette dei "Rondò" e delle "Romanze", in cui nessuna immagine, nessun sentimento si atteggia oltre la gentilezza di un madrigale o di una vignetta; il massimo che possa adeguarsi dall'interno a ciò che regge il giuoco leggero. Nascono così "Dolcemente muor Febbraio", "Quante volte in su' mattini", e tutti gli altri luoghi del libro che più o meno si avvicinano all'eleganza di queste due liriche. A cominciare dall'edizione del 1890, forse anche per sfuggire il ricordo della lunga irrisione gettata sull'opera da Edoardo Scarfoglio in una cronaca intitolata Risatta al Pomidauro (la cosa finì allora in un duello), il libro cambiò titolo scindendosi in due parti distinte, L'isotteo e La Chimera, ciascuna delle quali aumentata di altre liriche.
 

 

Luigi De Bellis