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È la "figlia di Iorio" della tragedia omonima di
d'Annunzio: prostituta dei campi, improvvisamente
folgorata e redenta dall'amore che si accende per lei in
un giovine sposo, Aligi, che per
lei abbandona sposa e parenti, e per difendere lei uccide
il padre Lazaro di Roio; ma sarà Mila a sacrificarsi per
Aligi, dichiarandosi colpevole dell'assassinio. I vecchi
temi dannunziani della lussuria esagitata e della donna
amante che si sacrifica si fondono in Mila con molta
vaghezza, perdendo di concretezza realistica e
atteggiandosi invece a favola stilizzata, dove le parole e
i gesti valgono meno per sé e più per la musica e quasi la
danza in cui si compongono. Proverbiale di Mila è rimasto
l'ultimo grido, quando, condotta al rogo, esaltata di
sacrificio di amore, celebra la bellezza della fiamma come
simbolo di purificazione. |