Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  Le opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


San Pantaleone
 

Raccolta di diciassette novelle di D'Annunzio pubblicata nel 1886. L'esperienza narrativa cominciata in Terra vergine, e che già aveva avuto il primo risultato cospicuo in una novella del Libro delle vergini, vi è ripresa e portata avanti con estremo rigore: come si vede anche nelle novelle più lontane dalla musa dannunziana che, sull'esempio del Maupassant, e di altri scrittori, tentano i toni maliziosi e burleschi, o mettono in piedi situazioni cui occorrerebbe ben maggiore ricchezza di sfumature sentimentali e morali. Ma il meglio del libro sta in talune novelle, come "L'idillio della vedova", dove il tema della voluttà d'amore torna, non più gioioso come in Canto novo, e nemmeno deluso per stanchezza come nell'Intermezzo di rime, bensì cupo e feroce (trattasi di un quasi incesto fra la vedova e il fratello del morto, dinanzi al cadavere): in altre dove le scene religiose, già tratteggiate nell'ultima novella del Libro delle vergini, diventano sempre più mostruose e idolatriche ("San Pantaleone", "L'eroe"); in altre dove il turpe, l'orrore fisico, è l'unico oggetto del quadro ("Il martirio di Gialluca"); o infine, come in "Annali di Anna", storia di un semplice cuore sul tipo del "Cuore semplice" del Flaubert (Tre racconti), dove il "pathos" nasce non affermandosi cupo, turpe, feroce, ma costringendosi per contrasto nei limiti di un artefatto candore. In queste novelle il ricordo del Flaubert, del Maupassant, del Verga è presente semmai solo nello spunto: meno ancora, nel dato di contenuto: press'a poco come nel Canto novo il ricordo del Carducci. Una novella del libro, "Il commiato", diventerà, nel romanzo Il piacere, il capitolo dell'addio fra Andrea Sperelli ed Elena Muti; un'altra, "San Zàimo navigatore", sarà lasciata cadere; le rimanenti quindici, alcune con titolo mutato, tornano nelle Novelle della Pescara.

San Pantaleone è il libro dell'animalità oscura e triste, alienata oggettivamente, nei faticosi e barbari figli della terra. (L. Russo).

A descrivere affetti non infusi di lascivia, il poeta, ancor giovane, s'infiacchisce. (F. Flora)

 

Luigi De Bellis