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Raccolta di diciassette novelle di D'Annunzio pubblicata
nel 1886. L'esperienza narrativa cominciata in Terra
vergine, e che già aveva avuto il primo risultato cospicuo
in una novella del Libro delle vergini, vi è ripresa e
portata avanti con estremo rigore: come si vede anche
nelle novelle più lontane dalla musa dannunziana che,
sull'esempio del Maupassant, e di altri scrittori, tentano
i toni maliziosi e burleschi, o mettono in piedi
situazioni cui occorrerebbe ben maggiore ricchezza di
sfumature sentimentali e morali. Ma il meglio del libro
sta in talune novelle, come "L'idillio della vedova", dove
il tema della voluttà d'amore torna, non più gioioso come
in Canto novo, e nemmeno deluso per stanchezza come
nell'Intermezzo di rime, bensì cupo e feroce (trattasi di
un quasi incesto fra la vedova e il fratello del morto,
dinanzi al cadavere): in altre dove le scene religiose,
già tratteggiate nell'ultima novella del Libro delle
vergini, diventano sempre più mostruose e idolatriche
("San Pantaleone", "L'eroe"); in altre dove il turpe,
l'orrore fisico, è l'unico oggetto del quadro ("Il
martirio di Gialluca"); o infine, come in "Annali di
Anna", storia di un semplice cuore sul tipo del "Cuore
semplice" del Flaubert (Tre racconti), dove il "pathos"
nasce non affermandosi cupo, turpe, feroce, ma
costringendosi per contrasto nei limiti di un artefatto
candore. In queste novelle il ricordo del Flaubert, del
Maupassant, del Verga è presente semmai solo nello spunto:
meno ancora, nel dato di contenuto: press'a poco come nel
Canto novo il ricordo del Carducci. Una novella del libro,
"Il commiato", diventerà, nel romanzo Il piacere, il
capitolo dell'addio fra Andrea
Sperelli ed Elena Muti; un'altra, "San Zàimo
navigatore", sarà lasciata cadere; le rimanenti quindici,
alcune con titolo mutato, tornano nelle Novelle della
Pescara.
San Pantaleone è il libro dell'animalità oscura e triste,
alienata oggettivamente, nei faticosi e barbari figli
della terra. (L. Russo).
A descrivere affetti non infusi di lascivia, il poeta,
ancor giovane, s'infiacchisce. (F.
Flora) |