Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  Le opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


Per la più grande Italia
 

"Orazioni e messaggi" di D'Annunzio scritti e pronunziati nel maggio 1915 per incitare alla guerra contro l'Austria, e pubblicati in quell'anno. Come le Canzoni della gesta d'oltremare, anche questi discorsi sono costellati di citazioni dalle poesie di Elettra, col senso esaltato di riconoscervi presagi fatali. Accanto all'esaltazione, altra corda più intima vibra, il senso ebro del passato ritornante, dell'azione guerriera in cui sta per sciogliersi a miracolo l'ansia del poeta di realizzare se stesso in una struggente dedizione all'evento. "O compagni, questo non è il gelo dell'alba ma un brivido più profondo. E siamo tutti pallidi": son parole dette nelle primissime ore di guerra pensando al sangue che sgorga "dal corpo della Patria"; è un brivido, che riferirlo "sic et simpliciter" all'antica musa dannunziana della voluttà non si può, senza riconoscervi le troppe altre cose che vi si convogliano: soprattutto l'ansia e l'inquietudine che fu il motivo principale di poesia nella troppo oratoria abbondanza della Canzone d'oltremare. Non un'abbondanza, piuttosto un impaccio è da osservare nella prima oratoria guerresca del D'Annunzio: un di più di studio a tavolino, visibilissimo nel rifacimento delle Beatitudini evangeliche che conclude l'"Orazione per la Sagra dei Mille", o in certi avvii letteratissimi come le orazioni inserite nella Vita di Cola di Rienzo: "Udite, Udite. Gravissime cose io vi dirò, da voi non conosciute". È una retorica, come se sul punto di quel parlare che è agire il poeta si guardi allo specchio; da cui viene la falsità di questa pur sincera oratoria, ma anche il suo fascino di pre-poesia o post-poesia, un autoascoltarsi con l'orecchio sonoro, che intorno alle nude parole suscita un rombo. Il volume, ristampato nel 1932, oltre alle prose nel 1915 reca La beffa di Buccari; inoltre il "Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume" e il "Disegno di un nuovo ordinamento dell'esercito liberatore", cioè gli statuti fondamentali della Reggenza Italiana del Carnaro, entrambi del 1920; infine le clausole essenziali del "Nuovo patto marino", cioè l'accordo, cui presiedé il D'Annunzio, fra gli armatori e i marinai della Marina mercantile, del 1924. I due "Disegni" si ricollegano all'attività del periodo fiumano, documentata dagli scritti della raccolta L'urna inesausta, il "Nuovo patto marino" all'interesse recato dal D'Annunzio ai problemi sociali documentato dal volume Per l'Italia degli Italiani. Anche in questi scritti, che per eccellenza sarebbero dovuti essere pratici, musa del D'Annunzio è l'amorosa rievocazione di forme di vita antiche, nella quale in seguito parve lecito riconoscere il non meno amoroso presentimento delle nuove forme tentate come lo Stato Corporativo e il Sindacalismo.
 

 

Luigi De Bellis