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È un diario che risale al 1908, pubblicato postumo nel
1939. Fu scritto in assai triste occasione, mentre la
donna amata, improvvisamente impazzita, gli veniva
sottratta dai familiari. Il poeta consegna, giorno per
giorno, la storia delle peripezie della donna, soprattutto
la storia dei pensieri di lui, quasi meravigliato e
lusingato di così eletto soffrire. Questo tono di auto
celebrazione infirma l'autenticità dell'operetta, che
voleva affidarsi invece alla semplice e spoglia
confessione di un'angoscia umana: la quale fu certo
nell'uomo, ma con la solita mancanza di corde adatte a
esprimerla nella poesia. Operetta marginale e fiaccamente
ispirata, anche come stile è inegualissima: il meglio lo
si trova in sparse illuminazioni di paesaggi, sul modulo
diaristico e impressionistico che poi sarà del Notturno e
che si stava preparando in quegli anni nelle Faville del
maglio. Da questo angolo visuale bisogna mettersi per
cogliere l'importanza che pur conserva il diario
nell'evoluzione del D'Annunzio. Alcune pagine, con le
stesse precise circostanze di fatto e le stesse battute di
dialogo, diventarono l'episodio di Isabella impazzita, nel
romanzo Forse che sì forse che no.
L'espressione è il mio unico modo di vivere. (D'Annunzio).
Solus ad Solam ci offre uno spiraglio, una spia
insospettata per vedere nel segreto dello scrittore. (P.
Pancrazi) |