Letteratura italiana: Opere di D'Annunzio

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Parliamo di

  Le opere di Gabriele D'Annunzio
Autore critica
Eurialo
De Michelis

 


Sogno d'un tramonto d'autunno
 

Atto unico in prosa definito "poema tragico", pubblicato nel 1899 e rappresentato nel 1905. Come il Sogno d'un mattino di primavera, di cui nasce gemello, si propone soltanto di suscitare un vago accordo di immagini intorno a un paesaggio: il quale è ancora di voluttà, ma in tono alto anziché basso, dionisiaco anziché languido; quasi sublimazione enfatica della Femmina lussuriosa e invincibile quale apparve nel Trionfo della Morte. Qui è Pantea, la grande Meretrice, che naviga per il Brenta su una nave d'oro verso Venezia, seguita da giovani amanti folli di lei: dei quali uno è disperatamente amato da una donna non più giovane, la dogaressa Gradeniga, che già per lui uccise il marito, e ora a forza di sortilegi vuole uccidere la rivale per sottrarle l'amante. I sortilegi creano il fatto tragico, ché altri giovani amanti salgono il Brenta per rapire la Meretrice, e una strage si accende intorno a lei, finché la sua nave e la sua gente rovinano in fiamme. Come sempre dove l'immaginazione lussuriosa del D'Annunzio si dispiega in tono alto, il breve atto è animato più da convulsione che da vera forza di linguaggio poetico: e tanto meno c'è rappresentazione, in quanto l'azione si svolge tutta fuori di scena, raccontata dalle messaggere alla dogaressa. Perciò l'opera va messa fra le minori del D'Annunzio.

L'abbondanza, la veemenza della sua vena fa pensare a volte (com'è stato detto) a un poeta orientale, gettato nel mezzo del mondo europeo moderno. (B. Croce)

Nessuna creatura di D'Annunzio trascende il suo creatore; nessuna proietta la sua ombra oltre i limiti del finito. Chiuse da un'inesorabile contorno, esse portano sulla bocca, conte le figure allegoriche della pittura arcaica, il loro significato. Il lettore non è mai chiamato a quel lavoro di collaborazione, che estende sino all'infinito il valore di un'opera d'arte. È impossibile capire un dramma o un romanzo dannunziano diversamente da come il D'Annunzio l'ha capito scrivendolo.
(G.A. Borgese)

 

Luigi De Bellis