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La società e
i suoi linguaggi: mimesi e deformazione
Strettamente legato al motivo della rappresentazione
sociale è quello dei suoi linguaggi tipici: la società si
coglie paradigmaticamente, nel bene e nel male, attraverso
il suo modo di esprimersi. Anche le ipocrisie, i falsi
ideologici, la vacuità degli uomini si possono pertanto
cogliere e smascherare attraverso le loro manifestazioni
verbali, perché il linguaggio, che è il luogo principe
della mistificazione, tramite l'operazione gaddiana, cioè
la registrazione ironica o la deformazione parodistica,
può divenire quello della demistificazione, dello
smascheramento. Procedimento tipico è < quello di
dissolvere la falsità degli stereotipi di pensiero e di
parola attraverso la loro semplice, implacabile
registrazione». Così il Baldi, che cita poi Gadda
medesimo: «La frode si rivela dal suo nome, come il ladro
dal marchio che gli è impresso a fuoco sulla fronte».
Gadda talora procede cioè mediante la pura e semplice
registrazione quasi "oggettiva" di lacerti di linguaggi
particolari, che possono essere la conversazione
salottiera della borghesia milanese o il linguaggio
stereotipo dei socialisti d'inizio secolo o quello della
propaganda fascista. La capacità mimetica di Gadda nei
confronti dei più diversi linguaggi si rivela
straordinaria. Ma spesso la registrazione oggettiva si
converte in manifesta deformazione parodica e satirica,
secondo un dettame di poetica espressionistica chiaramente
formulato: «tendo a una brutale deformazione dei temi che
il destino s'è creduto di proponermi come formate cose ed
obbietti». Nell'uno e nell'altro caso l'intenzione
ironica, la prospettiva straniata risulta chiara
contestualmente. Nel secondo caso specialmente, quando fa
di preferenza ricorso al grottesco e al sarcasmo, Gadda si
mostra uno dei pochi scrittori autenticamente e
originalmente espressionistici della nostra tradizione
novecentesca. Del resto non sono solo i personaggi a usare
linguaggi speciali; il narratore (alter ego di Gadda)
raramente usa un linguaggio medio, più spesso si mimetizza
adottando ora un italiano regionale lombardo, ora il
romanesco, ora il fiorentino arcaico, ora un linguaggio
ostentatamente colto.
Il pastiche
Ma capita raramente che un testo gaddiano proponga una
sola modalità espressiva, sia cioè monolinguistico e
monostilistico. Per lo più la pagina gaddiana è il luogo
di convergenza e di commistione di linguaggi e registri
diversi, accostati e fusi a produrre gli effetti più
svariati. E questo il celeberrimo pastiche linguistico e
stilistico gaddiano. Sul piano dei registri stilistici,
Gadda non mantiene mai a lungo la trattazione di argomenti
potenzialmente tragici nel registro tragico e sublime, la
sua natura lo porta immediatamente o rapidamente a una
degradazione comica del tragico; così per il patetico. Del
resto l'adozione del registro comico non è mai in lui
gratuita e fine a se stessa: il riso in Gadda assolve
spesso una funzione liberatoria (Contini) e nasconde
sempre implicazioni serie (ad esempio il tema
dell'oltraggio che la realtà materiale, comicamente
degradata arreca a Gonzalo: zoccoli, piedi, polli, cani
pulciosi, formaggelle che entrano nel suo orizzonte
percettivo facendogli violenza), talora potenzialmente
patetiche, giacché Gadda degrada anche i temi suoi più
cari e per pudore non esibisce mai direttamente i
sentimenti più teneri e delicati, come invece esibisce le
ire, i risentimenti, i moti atrabiliari. La commistione
degli stili, la volontà (antieloquente) di far cozzare
l'aulico col prosaico è costante in Gadda: quasi ogni
pagina presenta rapidissime escursioni dal sublime al
comico, dal patetico al tragico, dal grottesco al
sarcastico, e via dicendo. Lo stesso può dirsi per le
varietà linguistiche: quasi ogni pagina gaddiana e certo
le sue più tipiche presentano una commistione di dialetti
(dal milanese a vari vernacoli lombardi, dal fiorentino al
romano, dal molisano al napoletano, ecc.), della lingua
dell'uso standard e delle sue varietà regionali, di
gerghi, di linguaggi settoriali, tecnici e non, di
idioletti, del linguaggio aulico della tradizione, di
forestierismi, latinismi, arcaismi e così via. Si analizzi
questo esempio: «"Questi necrofori, una volta seppellita
la sua brava carogna, ci banchettano dentro, felici..."
(Era felice anche lui). "Dénter in del venter, in di
busekk del ratt...". Si stirò i baffi. "Poi si
accoppiano", e questa brutta parola fu pronunziata da un
Carlo straordinariamente serio; "indi vi depongono i uovi...".
Un'àgape sacrificale, un banchetto totemico...».
Enumerazione caotica e figure di
ripetizione
Grande è anche la varietà di figure retoriche presenti
nell'artificiosa prosa gaddiana, con una vera e propria
predilezione per le figure della ripetizione e
dell'accumulazione e per le digressioni (una delle
strutture portanti della sua narrativa). Uno dei
procedimenti più significativi è quello dell'enumerazione
caotica, cioè di un'accumulazione apparentemente
disordinata di sostantivi soprattutto (e cioè di cose,
fenomeni), ma anche di verbi e aggettivi. È questo
l'espediente tecnico (tipicamente novecentesco) più
funzionale per la rappresentazione del garbuglio
universale: si veda qualche esempio nelle citazioni sopra
riportate, altri nei testi. Ma assai tipici e
ideologicamente funzionali sono anche i bisticci di tutti
i generi, fra cui esemplare è quello dei nomi propri: il
linguaggio della norma serve davvero a conoscere il reale,
cioè distinguere, catalogare, mettere ordine nella realtà
fenomenica?
Pastiche, plurilinguismo, pluristilismo, enumerazione
caotica, bisticci, ripetizioni: sono tutti procedimenti
ideologicamente significativi perché consentono
immediatamente la rappresentazione del caos, del garbuglio
universale. È su questa base di sperimentalismo
linguistico frenetico e pirotecnico e di uso mimetico,
espressivo e demistificatorio di molteplici varietà
linguistiche e stilistiche che Gadda verrà assunto dagli
scrittori della neoavanguardia come una sorta di padre
spirituale. |