Letteratura italiana: Opere di Montale

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Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento
Autore della critica
Adriano Bon

 


Fuori di casa
 

Scelta di corrispondenze di viaggio pubblicata nel 1969. Il volume comprende articoli scritti in occasione di viaggi compiuti fra il '46 e il '64 per il "Corriere della Sera", di cui M. fu redattore dal 1948, o per diporto privato nell'Europa occidentale e mediterranea, a New York e nel Medio Oriente. Ad apertura e a chiusura, due brani riferiti all'Italia, secondo una struttura interna anche altrove congeniale al poeta; volume che è, sì, in sé concluso, ma dove, anche, con le parole dell'autore, "alcuni dei brani... raccolti... ne completano altri: quelli della Farfalla di Dinard; la quale gettava qualche luce sui miei precedenti libri". Al lettore è possibile cogliere in questi "pezzi" rapporti non occasionali con la poesia di Montale: dai luoghi geografici dell'infanzia, rievocati nel brano d'apertura ("Le Cinque Terre"), al bestiario folto di suggestioni, anche questo "vero e proprio diario di esperienze di vita" (Forti) risulta essere, come altre raccolte prosastiche montaliane, se non un commento parallelo, un momento necessario - anche se autonomo - al decantarsi della poesia. L'originalità di queste prose di viaggio, è rinvenibile nella curiosa disponibilità e nell'autonomia di giudizio dell'autore Così l'Inghilterra postbellica, in procinto di liquidare l'impero mentre "la crisi economica di cui soffre non le permette di aprirsi a quella efflorescenza quasi bizantina di civiltà matura, avanzata, di cui essa avrebbe oggi bisogno", è resa con annotazioni "minori" ma estremamente felici. Così, in parallelo vengono commentate la decadenza della vita artistica e la massificazione della gastronomia in Francia, nel che è implicito il bisogno "di disperazione e fede nel destino individuale dell'uomo"; che vale almeno come proposta di poetica. E più ancora la personalità di M. avrà modo di manifestarsi in controcanto nei ritratti delle grandi personalità della cultura o degli sconosciuti incrociati casualmente, parole e gesti trascelti dal bagaglio della memoria. Malraux, il cui "antidestino" fa Montale "meno scontento del suo", il mercante aleppino Matoufli, Huxley o il portoghese "malato di "saudade"", Camus, Braque, Char, avvolti dalla calda simpatia del poeta, tutti permettono egualmente a Montale di essere al contempo autore di un incisivo ritratto e di un non meno umorale autoritratto. Questa continua verifica dell'occasione esterna con la propria misura segreta si avverte anche nel pullulare di "figurae" che infittiscono le osservazioni di questi scritti il cui scarto inventivo si ritrova, più definitorio e cosmico, nella poesia di M. Ben nota, del resto, nel poeta, la volontà "di scoprire valori cosmici negli infimi dettagli" (Contini); e Montale afferma in queste pagine: "È possibile che fra qualche anno il nome di Lepanto si associ nella mia memoria ai tentacoli e alle ventose di un polipaio in un canestro". Materia e simboli della prosa si legano, per concordanze tematiche e stilistiche, ai più memorabili e trasfigurati esiti della poesia montaliana.

 

Luigi De Bellis