Parliamo di |
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Autori
del Novecento italiano Giovanni Pascoli |
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Gelsomino notturno |
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Per acquisito
giudizio critico questa lirica è da considerare uno dei
risultati più alti e originali della produzione pascoliana.
Per essa più che per qualsiasi altra del Pascoli è
difficile indicare la trama, produrre una traduzione
prosastica: ciò perché vi è portato all'estremo quel
processo di rarefazione dell'elemento logico-narrativo che
è una caratteristica fondamentale della poesia moderna e
che Pascoli (in tanta parte della sua produzione) ha
introdotto nell'ambito della poesia italiana. La lirica
quindi - che deriva il suo esile pretesto realistico dalla
caratteristica del gelsomino notturno, che solo di notte
apre la sua corolla per richiuderla ai primi raggi del
sole - è tutta una trama di impressioni apparentemente
disordinate e casuali nel loro succedersi,, ma in realtà
legate reciprocamene da sottili e rarefatti rapporti; da
una logica del sentimento più difficile da cogliere, ma
forse più vera della logica della ragione.
Per una prima lettura basterà ricordare che questi versi
furono scritti dal Pascoli per le nozze dell'amico
Raffaele Briganti e in essi è adombrato - con mirabile
levità simbolica - il tema dell'unione di due esseri; e
del conseguente germogliare, dentro l'urna molle e
segreta, di una nuova vita.
La lirica venne pubblicata in un opuscolo "per nozze" nel
luglio 1901, e poi inclusa nei Canti di Castelvecchio
(1903).
Su questo testo esiste una produzione critica che ne ha
messo in luce - a volte con sofisticata sottigliezza -
l'originalità e la complessità. Noi ci limitiamo a
sottolineare alcuni dati fondamentali.
La tematica affrontata si collega in un certo senso a
quella di Digitale purpurea: è anche qui dominante - sia
pure attraverso una complessa trama di mediazioni
simboliche - il tema dell'eros aI quale il Pascoli si
accostò sempre con una sensibilità turbata e
adolescenziale, con un complesso rapporto di attrazione e
frustrazione. Questo componimento cioè mostra con
risultati poetici di alta suggestione «quali sono le
condizioni, sempre anomale, ma sempre straordinariamente
acute, dentro cui Pascoli sente l'esperienza erotica: come
sofferenza, morte, violazione, rinunzia, esperienza
misteriosa e preclusa» (Tropea). L'atteggiamento del poeta
dinnanzi all'atto nuziale, all'unirsi degli sposi nella
loro casa, è quello di un adolescente ,"è un morboso
coesistere di vaghe e conturbanti idee di violenza (vv.
21-22: «i petali / un poco
gualciti») e di attrazione voyeristica (vv.
19-20:-«Passa il lume su per la
scala; / brilla al primo piano: s'è spento...»).
Ma questo tema di fondo - il morboso turbamento di fronte
all'eros è inserito nella rappresentazione di un
"notturno" fitta di voci, di sensazioni, di corrispondenze
(v. 1, .«i fiori notturni»; v. 9, «i calici aperti»; v.
10, «l'odore di fragole rosse») che analogicamente ad esso
si collegano.
Per quanto riguarda l'aspetto metrico, va sottolineata la
differenza di ritmo che si instaura tra versi che pure
sono uguali (tutti novenari): in ogni strofe i primi due
novenari hanno un ritmo incalzante, concitato, ascendente,
con quell'impennata prodotta soprattutto dall'accento
sulla seconda sillaba e poi sulla quinta e sulla ottava («E
s'àprono i fiòri notturni»); gli ultimi due
invece sono caratterizzati da un ritmo discendente,
fortemente pausato nel mezzo con accento sulla terza,
quinta e ottava sillaba («Sono
appàrse in mèzzo ai vibùrni»). L'alternanza
ritmica è sottolineata dal fatto che costantemente si
susseguono unità ritmico-sintattiche costituite da due
versi (1-2, 3-4; 5-6, 7-8; ecc.). Questa alternanza si
spezza solo nell'ultima strofa, nella quale il v. 21 («
È l'alba: si chiudono i petali»)
ha una forte pausa dopo la terza sillaba ed è ipérmetro,
per cui la sillaba li di petali si elide con la prima del
verso seguente e permette la rima di peta con segreta.
A proposito di questa alternanza ritmica il Vicinelli ha
osservato (ma è ormai un dato critico acquisito) che
«nella movenza impennata dei primi due versi il Pascoli ha
rinvenuto il grafico, l'immediata significazione musicale
dell'aggressività con cui la natura e la notte stringono
l'assedio dei loro inviti d'amore. Negli ultimi due con
quel gorgo lento che la sosta centrale produce ha trasfuso
un crollare smemorato e blando». L'anomalia ritmica
dell'ultima quartina (dei v. 21 soprattutto) servirebbe a
sottolineare questo "crollare", questo smemorato languore,
dopo la notte nuziale. (A chi ritenesse discutibile o
eccessiva questa attenzione ai dati metrici, ricorderemo
col Debenedetti che questa è «una poesia, dove le figure
metriche sono altrettanto significative quanto le
immagini».)
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