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Tre
racconti pubblicati a Torino nel 1949. Sono stati scritti
in date diverse: il primo, che dà il titolo al libro,
risale al 1940; il secondo, "Il diavolo sulle colline", è
del 1948; il terzo, "Tra donne sole", dell'anno
successivo, 1949, lo stesso in cui comparve il volume.
Preso nel suo insieme, questo libro è tra le opere più
mature di Pavese: e significativo altresì per i progressi
che, da un racconto all'altro, permette di registrare
nella strutturazione e nella condotta narrativa.
L'ambiente delle tre storie è unitario: quello del ceto
artistico-intellettuale torinese che con le sue propaggini
e ramificazioni giunge a implicare da un lato il popolo e
dall'altro la borghesia. Del primo racconto sono
protagonisti pittori e modelle, del secondo tre studenti
universitari e un ricco figlio di industriale, del terzo
un gruppo di singolari bohémiens della "haute" torinese.
Un altro elemento di unificazione dei tre racconti è il
motivo del sesso, che li percorre e, con le sue varianti
(la ricerca del vizio, il bisogno baldanzoso di violare la
norma, di toccare il limite, come scrive lo stesso
Pavese), ne condiziona le trame e ne esaspera i toni. Con
tutto questo, ognuno dei tre racconti rispecchia una
differente ricerca. Ginia e Amelia, le due modelle
popolane di "La bella estate", sono osservate con mezzi
naturalistici (gli stessi di Paesi tuoi e della Spiaggia,
stando a una classificazione del diario, Il mestiere di
vivere), e la loro vita negli studi dei pittori, le loro
avventure amorose, i loro discorsi si esternano e
risolvono negli schemi troppo definiti, nei timbri troppo
acuti del dramma: la delusione di Ginia alla sua prima
esperienza, così come la turpe malattia, il rassegnato
cinismo e i torbidi sentimenti di Amelia, l'ambiguo
contegno di Rodrigues e la freddezza di Guido tengono il
racconto al di qua del limite dentro il quale invece
respirano liberamente i due racconti successivi. A
comprendere il passaggio da "La bella estate" al "Diavolo
sulle colline" e a "Tra donne sole", serve questa
annotazione del diario alla data 5 dicembre 1948: "Un
luogo che ti piace (Torino con nuvole rosse invernali,
campagne, parchi ecc.) non va descritto entusiasticamente,
come facevi da giovane, bensì va rappresentata, in modo
netto e chiaro, la vita che conduce chi ci vive, chi ne è
espressione". Rappresentazione della vita di un gruppo
giovanile durante una estate è "Il diavolo sulle colline";
Pieretto, Oreste e il personaggio che parla in prima
persona incontrano Poli, figlio di un industriale di
Milano e amico di Oreste, con il quale è cresciuto in
campagna. Poli conduce una vita dissipata; fiuta cocaina e
si porta dietro un'amante vecchiotta, Rosalba. Tutti
insieme passano le notti in lunghe corse sull'auto di
Poli, o a ballare. Poi si ritrovano al Greppo, la villa di
Poli, con Poli e sua moglie Gabriella; e anche qui lunghi
e sconnessi discorsi, ambiziosi e ingenui, in una nebbia
di rapporti indecisi, di sentimenti che non arrivano mai a
definirsi. Poli è un debole con problemi morali, gli altri
gli si dispongono intorno, ora disposti a capirlo, ora
suggestionati dal suo soliloquio evanescente. "È un nuovo
linguaggio, annotava Pavese nel diario…. Per la prima
volta hai piantato simboli. Hai recuperato la Spiaggia
innestandovi i giovani che scoprono la vita di
discussione, la realtà mitica". È infatti il linguaggio di
una rappresentazione della vita in cui i problemi non si
enunciano, ma ineriscono accaniti allora lento ora
convulso ma sempre doloroso articolarsi dei giorni, al
pullulare dei fatti minuti e mediocri: l'esistenza è un
dramma dominato dall'assenza di soluzioni drammatiche, e
quando queste ci sono come nel caso di Rosetta che, in
"Tra donne sole" si uccide, giovanissima, in realtà
appaiono confermare, da eccezioni, la regola: la filosofia
di questi racconti non è quella di Rosetta, ma quella di
Momina e di Clelia, giunte entrambe a una sorta di
inattaccabile disincanto, vittoriose entrambe sui terrori
dell'amore e del sesso, padrone di sé nella misura in cui
hanno coscienza che tutto è vano, idee, ambizioni e
successi, tranne il destino di ognuno e la pena che costa. |