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Racconti pubblicati a Torino nel 1946. Rappresentano la
quarta opera di P., dopo Lavorare stanca, Paesi tuoi
e La spiaggia. Essendo una raccolta di scritti di
differente impostazione e tematica, varianti tra il
racconto vero e proprio (ma a sviluppo molto breve), la
prosa lirica e il saggio, la sua composizione non è
unitaria e le date di stesura dei singoli pezzi andrebbero
appurate singolarmente (problema che si presenta per quasi
tutti i libri di Pavese). Nel caso specifico,
un'indicazione cronologica può essere desunta
dall'epigrafe del volume: "In memoria, 26 luglio '40 - 10
luglio '45". L'opera è divisa in tre parti,
rispettivamente intitolate "Il mare", "La città", "La
vigna". Ogni gruppo contiene alcuni racconti veri e propri
(quattro il primo: "L'eremita", "La giacchetta di cuoio",
"Primo amore", "Il mare"; tre il secondo: "La città", "Le
case", "Le feste"; uno il terzo: "Storia, segreta") e
prose diverse: di evocazione i primi due, in prevalenza di
riflessione il terzo. Il tema generale del libro è
l'infanzia, il motivo critico più interessante riguarda
l'evolversi del tema dalla forma lirica e saggistica a
quella narrativa. Nei giorni dell'infanzia si compie
"l'incontro muto con tutta la realtà"; e "chi riesce a
coglierne e fermarne l'atmosfera sfiora il segreto della
propria natura più gelosa... Tutto viene di là". "Il
concepire mitico dell'infanzia è un sollevare alla sfera
di eventi unici e assoluti le successive rivelazioni delle
cose, per cui queste vivranno nella coscienza come schemi
normativi dell'immaginazione effettiva. Cosi ognuno di noi
possiede una mitologia personale", riducibile a pochi
grandi temi che contengono, in potenza, tutti gli stati
emotivi possibili, e dai quali traggono origine, volta per
volta, e per scelte istintive e irrazionali, le emozioni
peculiari che fanno di un uomo l'uomo che è e non un
altro. Feria d'agosto è, in un certo senso, il repertorio
dei miti di Pavese; le stagioni e la terra, i paesi, la
collina, il fiume, la vigna, le feste e i falò; il senso
di una presenza luminosa della natura che penetra e in
qualche modo, offrendogli una remota apertura, riscatta
l'oscuro destino degli uomini. Il protagonista dei
racconti è sempre lo stesso ragazzo, nei due gruppi del
"Mare" e della "Vigna"; e un "uomo solo", nel gruppo della
"Città". Così, anche in rapporto alla nota e costante
opposizione tematica città-campagna, Feria d'agosto
contiene indicazioni e riferimenti. La campagna e i suoi
luoghi simbolici significano una sorta d'inesauribile e
intraducibile richiamo vitale, al limite alternativo
dell'esplosione naturalistica e dell'estenuazione mitica;
la città testimonia per contro la vita nella sua realtà
media e dolente, la realtà degli uomini e delle loro
concrete esperienze storiche. Alcuni dei racconti di Feria
d'agosto sono tra le cose più belle di Pavese: "La
giacchetta di cuoio", "Il mare", "Le feste", "Storia
segreta", a parte le anticipazioni di opere successive che
contengono, costituiscono dei risultati a sé stanti, già
opere perfette, ove si compie il passaggio in moduli
narrativi ancora semplici della materia sentimentale delle
prose comprese nello stesso volume. Le quali restano
legate ai ritmi e ai toni della prosa d'arte tipica del
periodo tra le due guerre.. |