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Titolo
apposto dall'editore a una raccolta di dieci racconti,
quasi tutti inediti, di Cesare Pavese, pubblicata a Torino
nel 1953. Scritti negli anni 1936-38, tali racconti si
inseriscono tra le poesie di Lavorare stanca (1931-35) e i
primi romanzi (1939-41), come le prime ma già notevoli
prove narrative dello scrittore piemontese. In "Terra
d'esilio" un ingegnere torinese racconta il suo soggiorno
in un paese del Sud, sul mare, e i discorsi con la gente
del luogo e con un confinato politico che gli rivela un
suo dramma: la moglie lo ha abbandonato ed è stata uccisa
dall'amante. È questa la prima utilizzazione fatta da P.
dell'esperienza del confino che darà poi origine a "Il
carcere" e alla quale si ricollegano indirettamente anche
"L'intruso" ('37), uno studio sul tema del compagno di
cella, e il più complesso "Carogne" ('37), ove alla
rappresentazione di un ambiente di carcere con alcune
figure di delinquenti abituali e, a contrasto, quella di
un nobile prete destinato al confino, si giustappone la
vicenda di Rocco, che ha ucciso per amore di Concia e che,
evaso, ritorna spontaneamente in prigione dopo un notturno
convegno con la donna. Rientra invece nella tematica della
campagna piemontese il racconto che dà il titolo alla
raccolta ('37), forse veramente il più maturo, ove figure
e cose sono immerse nell'atmosfera greve di una notte di
festa d'estate: l'osteria semideserta con la domatrice di
leoni in calzamaglia che lamenta gli inconvenienti della
sua vita zingaresca; l'aia, la stalla e i garzoni
trovatelli dell'orfanotrofio rurale, mondo violento e
primitivo governato dal Padre, il temibile prete-bifolco
di ruvida saggezza; e infine l'ospite di questo, il
meditabondo Professore, che torna dall'osteria e
dall'avventura con la domatrice sul far dell'alba, e si
ferma col prete a discorrere di notte e di pace.
D'ambiente cittadino, operaio o borghese, sono: "Viaggio
di Nozze" ('36) e "Suicidi" ('38), sul tema penoso del
rapporto tra la donna innamorata e l'uomo che non vuol
legarsi; "Amici" ('37), ove un reduce non ritrova più
l'intesa di una volta con l'amico che ha preso moglie,
"Villa in collina" ('38), studio di una situazione tesa
durante una riunione d'amici e amiche in casa di una
giovane coppia. Ancora cittadino è il piccolo mondo
femminile delle "Tre ragazze" ('37), ma visto, nel gioco
vano e ingenuo della schermaglia amorosa, con gli occhi
fermi di una domestica già affrancata dalla libera
esperienza del sesso, vissuta in campagna; mentre
nell'estrema periferia cittadina, tra fabbrica e campi, è
ambientato "Il campo di grano" ('38), ove il contrasto tra
i due mondi è vigorosamente rappresentato nella figura di
Amalia e nella sua vicenda, non priva d'acerbo sapore, tra
il ciclista Remo e il meccanico Tonino. In conclusione: un
ricco repertorio di ritratti, paesaggi e temi, in attesa
soltanto di più profonde giustificazioni interiori e di
una maggior sapienza d'accordi e di ritmi costruttivi per
trasformarsi nelle figure, nelle situazioni e nei paesaggi
del Pavese maggiore.. |