Letteratura italiana: Luigi Pirandello

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Parliamo di

  Autori del Novecento italiano: PIRANDELLO
Critica all'opera
  Gerardo Guarneri

 


L'uomo la bestia e la virtù
 

Apologo in tre atti rappresentato nel 1919. Con un cinismo farsesco, che vorrebbe solo celare, ma in realtà travolge, l'amarezza della delusione, vi si rappresenta il "caso" dell'amante costretto, per rispetti umani e per la propria pace, a spingere la donna nelle braccia del marito indifferente. Patetico capovolgimento che illustra gli "idola" suscitati da Pirandello nella sua lotta contro le convenzioni e nel momento stesso che le rimuove: trovata di un moralismo dilettantesco. L'amante è il professor Paolino, e la signora è la moglie del capitano di marina Perrella. Costui conduce fuori di casa una vita allegra, e, durante le brevi soste fra le pareti domestiche, tratta la moglie con grande freddezza e villania e la evita nel timore di avere altri bambini, oltre a quelli che si trovano sparsi lungo le sue rotte. Ma la signora Perrella è messa dal professore in condizioni di maternità e, perché il marito non sospetti l'inganno, è necessario che durante il prossimo ritorno egli si comporti in maniera meno scontrosa verso la moglie e possa così avvenire un facile scambio di paternità. Con l'aiuto del farmacista, Paolino prepara pasticci afrodisiaci per il capitano, e la signora si acconcia e imbelletta in maniera provocante. Ecco il resto della commedia affidata all'attesa: il fatto si verificherà o no? E il fatto si verifica con generale soddisfazione. Con sfarzo di lazzi e invenzioni comiche il problema si snoda con l'aiuto di ben combinate risorse di mestiere; e, come sempre in Pirandello, una costruzione abile e perentoria conduce a soluzioni matematiche e trionfali. È nella sua poetica poi quella schiavitù a leggi convenzionali e a ipocrisie sociali a cui non si può sfuggire se non con il sogno, la fuga o la morte: qui la si fugge grottescamente capovolgendola su se stessa con un giuoco assurdo e amaro.

In questo "apologo" il riso cela una sofferenza profonda, un'amarezza invincibile che gli toglie ogni dolcezza e serenità. (Tilgher)

 

Luigi De Bellis