Parliamo di |
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Autori
del Novecento italiano:
PIRANDELLO |
Critica
all'opera |
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Gerardo
Guerrieri |
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Come prima, meglio di prima |
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Commedia in tre atti
tratta dalla novella "La veglia" (Novelle per un anno),
rappresentata nel 1920. Fulvia Gelli, corrotta dal sadismo
del marito, fugge di casa, abbandonando la figlia Livia, e
va a vivere con vari amanti, scende di gradino in gradino
finché tenta di uccidersi in una pensioncina della
Toscana. Per caso il marito, che è un grande chirurgo, la
opera, la salva, e, di più, la rende incinta durante la
convalescenza. Così Fulvia torna nella casa del marito, e
per evitare che Livia, alla quale fu detto che la madre
era morta, venga a conoscere il passato, sarà per tutti
Francesca, la seconda moglie del dottor Gelli. La figlia
ha inconsapevolmente una invincibile ripugnanza per questa
signora dai capelli tinti di rosso che ha usurpato il
posto di sua madre. L'immagine di Fulvia morta si erge tra
le due donne e le rende sempre più estranee e nemiche;
arriva a prendere consistenza perfino nel cuore della
madre che ormai concentra la sua maternità sul nascituro.
Livia scopre che i due non sono sposati: dunque erano veri
i suoi sospetti, Francesca è una donnaccia. Ma quando la
fanciulla glielo dice, Francesca non resiste, le
spiattella in faccia la verità e parte col suo bambino e
un appassionato amante che è venuto a cercarla. Il nodo
della commedia, cosa non infrequente nel teatro
pirandelliano, è capace, seppure da lontano, di richiamare
il giuoco tradizionale dei doppi, si stringe su uno stesso
personaggio duplicato; e fra l'uno e l'altro aspetto di
una stessa persona, l'autore insinua romanticamente il
tema dell'evasione, la disperata attesa di un evento che
sottragga la creatura umana alla prigione del costume e
della convenzione sociale. Il pessimismo, anch'esso
romantico, vieta che l'evasione abbia un termine felice, e
al termine dell'avventura le creature ricadranno
nell'antica prigionia: ma a questo punto, contrariamente
ai più divulgati aspetti del romanticismo, Pirandello ci
si discopre per conservatore ed elegiaco: i personaggi
cercano di ritornare a una felicità passata, di cui
conservano un vago ricordo, o di custodire la formula in
cui una volta si era acquietata la loro sete di esistere:
atteggiamento che Pirandello ha in comune con larghe zone
del nostro naturalismo. Un altro modo occorre osservare
nella commedia: la crudezza, quasi da romanzo d'appendice,
delle situazioni; ma è crudezza ingenua, perché a malgrado
di ogni meccanismo intellettualistico, l'autore è infelice
e pietoso: ogni avventura propone un arido enigma: sciolto
l'enigma, l'avventura fa naufragio. E i personaggi hanno
vita concreta e senza ideali: fatti di squallida carne,
privi dell'anima, nonostante l'ipotesi spiritualistica che
qua e là il poeta propone.
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