Letteratura italiana: Luigi Pirandello

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Parliamo di

  Autori del Novecento italiano: PIRANDELLO
Critica all'opera
  Gerardo Guerrieri

 


La vita che ti diedi
 

Tragedia in tre atti rappresentata nel 1923. La vena e il fervore del primo Pirandello conferiscono a questa commedia una linea struggente e rapida che sarà poi difficile ritrovare. Donna Anna si è visto ritornare il figlio dopo sette anni di assenza, mutato e irriconoscibile. Improvvisamente questo figlio le muore. Dopo il primo sbigottimento ella sente che il figlio è rimasto in lei vivo della vita che gli aveva dato durante gli anni di lontananza; si accorge che la sua morte vera è avvenuta prima, nel ritornarle a casa straniero. Ella lo tiene vivo ormai in sé, tanto che nemmeno la morte potrà più strapparglielo. Quando Lucia Maubel, l'amante del figlio, viene a cercarlo, la madre le dice che è partito, ma tornerà: bisogna, per mantenerlo in vita, che la donna non sappia della sua morte. Lucia confessa di essere incinta e infelice, nonostante i due bambini avuti dal marito; perciò ella è fuggita in cerca di una pace. Donna Anna si sente più vicino suo figlio in questa donna che ne reca in sé la vita, e Lucia va a dormire nella camera che è sempre in attesa del figlio lontano. Ma il giorno dopo essa viene a sapere la verità, e fatalmente la madre sente che anche per lei ogni illusione è finita: nelle lacrime e nelle proteste di Lucia il figlio si allontana anche da lei, lo pervade il freddo della morte. Forse il tocco di una storia amorosa riscalda Pirandello trascinandolo lontano dal suo terribile confutare: lontano dal suo destino di esemplificatore rimangono le grida, i reclami pieni di speranza, il combattimento di chi ha già in precedenza perduto. In un affollato agone di figure scarmigliate e romanzesche, proprio questo appare infine come una eredità indiscutibile: i figli, le madri, il miracolo per cui si vive. È, a onta di numerose negazioni, lo slancio vitale di questo scrittore scambiato oziosamente per negatore. La madre diviene il centro di tutti i raggi. Il segno di un dolore vitale che non si esaurisce mai ed è l'unica realtà da contrapporre alla morte.

 

Luigi De Bellis