Parliamo di |
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Autori
del Novecento italiano:
PIRANDELLO |
Critica
all'opera |
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Gerardo
Guerrieri |
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Tutto
per bene |
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"Grottesco" in tre atti rappresentato nel 1920. Martino Lori, il quale ha una sola
figlia, Palma, e una sola venerazione, quella della moglie
morta, ha la improvvisa rivelazione che la moglie lo ha
tradito e che lo scienziato Manfroni, il quale ha avuto
per Palma tante cure, fino a dotarla riccamente in
occasione del suo matrimonio, aveva ragione di farlo
essendo il suo vero padre. Tutti lo sanno, e sorridono con
falsa comprensione al comportamento di Martino, che per
vari anni, essendo ignaro, è parso far finta di nulla. Da
questa sentenza della Pubblica Opinione egli vorrebbe
liberarsi, e tentare la vendetta. Ma ormai nessuno
presterebbe fede alla vendetta di un'offesa già ventennale
se uccidesse l'uomo che lo ha tradito. E se egli
rivelasse, come potrebbe, cose che, scoperte, porterebbero
all'immediato discredito del Manfroni nel mondo
scientifico, nessuno crederebbe a un marito così
notoriamente tradito. Tutte le armi gli sono cadute di
mano. Non gli resta dunque che continuare,
consapevolmente, a tollerare una situazione ormai
immutabile, e sancita dalla voce pubblica. "Tutto per
bene" è il motto di Pangloss. E la morale pirandelliana lo
fa suo col prestare a questi casi distillati pazientemente
dalla cronaca le sue soluzioni urgenti, sì, ma
provvisorie, in attesa o di una tragedia appassionata che
lo tronchi o di una religiosità che la redima.
Altre volte, in questi drammi che abbiamo chiamato
realistici, si cade nell'estremo opposto
dell'intellettualismo, nella materialità del fatto, come
in Tutto per bene, che è tratto anch'esso da una novella,
e nella quale il protagonista non assurge a personaggio
drammatico e poetico, e, invano avvedendosi di ciò, nel
partirsene "quasi rimbecillito", tenta con la parola e col
gesto l'amaro sarcasmo, che rimane superficiale. (B.
Croce)
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