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Nato a
Roma nel 1917, Carlo Cassola ha trascorso la maggior parte
della sua vita in Toscana: la zona tra Volterra e Marina
di Cecina - dove ha partecipato alla Resistenza e ha
svolto per un certo tempo attività di militante socialista
- è quella che maggiormente ricorre nella sua narrativa.
Sino al 1962 ha insegnato al liceo di Grosseto, città dove
è quasi sempre vissuto; è morto a Montecarlo (Lucca) nel
1987.
Presente anche nella stampa quotidiana («La Nazione»,
«Paese Sera», «Corriere della Sera») Cassola è stato
soprattutto un narratore; che in un certo periodo (gli
anni Sessanta all'incirca) ha forse ceduto un po' troppo
alle sollecitazioni dell'industria editoriale, «puntuale
all'appuntamento annuale coi suoi lettori» (Contini). Ha
esordito con racconti lunghi (Alla periferia e La visita,
scritti tra il 1937 e il 1941 ma pubblicati in volume nel
1942, Il taglio del bosco pubblicato nel 1949 su
«Paragone» e in volume nel 1959) ed è poi passato al
romanzo. Di questa ampia produzione ricordiamo solo alcuni
testi: Fausto e Anna, 1952; La ragazza di Bube, 1960 (dal
quale fu tratto l'omonimo film di Bolognini); Un cuore
arido, 1961; Monte Mario, 1973. Negli ultimi anni si è
distinto per un deciso impegno politico aderendo a
campagne antinucleari e antimilitariste (Ultima frontiera,
1976; Contro le armi, 1980; La rivoluzione disarmista
1983).
La vicenda de La ragazza di Bube si svolge negli anni
immediatamente posteriori al 1945. Bube è un ex partigiano
che, conosciuta Mara, sorella di un suo compagno caduto
nella guerra di Liberazione, se ne innamora e le propone
di sposarla: lei però esita ad accettare. Nel clima dì
restaurazione degli ultimi anni Quaranta - ricomparsa dei
vecchi caporioni fascisti, sospetti e processi contro gli
ex partigiani - Bube si trova coinvolto in una rissa nella
quale un maresciallo dei carabinieri uccide un suo amico:
Bube uccide il maresciallo e il figlio accorso in suo
aiuto. Per sfuggire alla giustizia allora egli vaga
assieme a Mara da un posto all'altro nella zona vicino a
Volterra, fino a quando Lidori, un compagno ex partigiano,
riesce a farlo espatriare. Passa del tempo, Mara lavora
come domestica a Poggibonsi, incontra Stefano, un giovane
che la corteggia con insistenza e la vuole sposare.
Intanto Bube, che i compagni e l'organizzazione del
partito comunista hanno fatto rientrare in Italia, viene
arrestato alla frontiera e tradotto in carcere a Firenze;
Mara va a trovarlo e quel colloquio cambia la sua vita:
ora capisce quanto sia legata a Bube e sente che è a lui
che deve dedicare la sua vita. Mentre tutto frana intorno
a lui - anche il partito lo abbandona - Bube ha però una
luce nella sua solitudine: l'amore di Mara, che attenderà
che egli abbia scontato i quattordici anni di carcere ai
quali è condannato.
Accanto a Bulbo. Per sempre [La
ragazza di Bube]
Abbiamo già indicato le ragioni per le quali La ragazza di
Bube, al di là di ogni specifico giudizio di valore, è da
considerare un testo di notevole importanza nella storia
della narrativa italiana della seconda metà del Novecento.
Ne riportiamo ora alcune pagine dalle quali è possibile
percepire la fisionomia di questo romanzo: la riduzione
dei conflitti sentimentali ad un livello di estrema
semplicità e quasi elementarità, la rappresentazione di
una realtà quotidiana, grigia e dimessa, una prosa che
trae il suo fascino dall'assenza di ogni "abbellimento" e
trova nel dialogato il suo quasi inevitabile sbocco. |