Le opere di Giuseppe Antonio Borgese

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Parliamo di

  Giuseppe Antonio Borgese
Analisi opere
 1 Gabriele D'Annunzio
2 Golia, la marcia del fascismo
3 Rubè
4 Poetica dell'unità
5 Storia della critica romantica in Italia
6 Tempo di edificare
7 La vita e il libro
8 I vivi e i morti

 


Storia della critica romantica in Italia
 

Opera edita a Napoli nel 1905, e, con nuova prefazione, a Milano nel 1920. Quando questo libro apparve, la profonda rottura di metodo e di concezione della critica, attuata dall'estetica crociana, esercitava la sua prima e più rivoluzionaria influenza; e di concetti e di impostazioni crociane è tutta piena l'opera, costruita come ricerca progressiva delle posizioni e dei concetti elaborati dal romanticismo italiano nella prospettiva delle teorie estetiche di Croce. I primi capitoli sono dedicati alla critica classica, alla quale è sostanzialmente negato ogni valore: nata, secondo il giovane B., in periodi di decadenza della poesia, priva di stabilità di giudizio, tutta rivolta a commenti di storia e di lingua, e per di più limitata da un'impossibilità profonda di astrarre nel giudizio artistico dagli elementi non artistici, quali le questioni biografiche e quelle etiche, essa si ridurrebbe a due concetti fondamentali, verità e moralità; con la conseguente proclamazione della necessità della mimesi della natura e della misura, della decenza e del buon senso, come regole che il buon poeta deve osservare, al tempo stesso rendendo più agevole l'azione etica col dilettevole. Dalla convenienza nascerebbero così il tipico formalismo e purismo della critica classica. La crisi della critica classica si attua con Pietro Giordani, con la fiorentina Antologia, con Leopardi. Tuttavia Borgese nega a Leopardi ogni innovazione: esponendone rapidamente le idee sulla lingua, ne respinge l'opera critica, in omaggio al criterio di giudizio estetico assunto, in una posizione ancora dominata dal classicismo e dall'antica retorica. Con Berchet vengono introdotti in Italia il concetto di popolare, l'interesse per le letterature straniere, soprattutto nordiche, il rapporto fra poesia, popolo ed età storica; e incominciano a esercitare influsso gli Schlegel e la critica romantica tedesca in genere. Esaminando le posizioni manzoniane, Borgese chiarisce l'interpretazione limitativa dell'azione innovatrice del romanticismo milanese: i concetti di verisimile, di interessante, il valore etico dell'arte, sono tutti concetti classicistici pienamente accettati da Manzoni, che vi aggiunge unicamente l'affermazione della coincidenza del vero col vero cristiano (in ciò seguito da Rosmini) e la negazione dei componimenti misti di storia e di invenzione. Altrove, per Borgese, sono da ricercare i tentativi che renderanno possibile l'uscita dal vicolo chiuso della concezione classicistica della critica: nell'esegesi sentimentale e impressionistica di Scalvini, Tenca, Camerini, Nencioni, che, deboli sul piano teorico, giungono tuttavia a una liberazione, sul piano della simpatia e dell'impressione, dalla rigidità del concetto di "vero". Importante allo stesso scopo è l'erudizione di Tommaseo, e, in misura minore, di Cantú, che rendono più ricca e approfondita l'indagine etica, complicano e ravvivano il moralismo di derivazione classicistica con la loro attenta indagine di lingua e di storia. È questa la linea della critica che Borgese chiama normativa: più in là dell'adesione sentimentale o dell'erudizione non avrebbe potuto in nessun caso andare. La nuova critica, quella che ha come suprema ricapitolazione e inveramento totale l'opera di De Sanctis, nasce lungo la linea storica e speculativa del romanticismo, da Foscolo, fondatore teorico dei nuovi concetti di arte individuale e libera, a Mazzini, che stabilisce un progresso di concezioni esegetiche attraverso l'ampia visione storica, costruita su salde strutture ideali, e la vivacità delle impressioni estetiche; a Gioberti, primo sperimentatore di una costruzione storica della letteratura italiana, fino ai tentativi storiografici che vanno da Emiliani Giudici a Settembrini, prefigurando, come struttura, l'opera desanctisiana. Nella Storia della letteratura italiana di quest'ultimo, trovano la conclusione e la consacrazione definitiva tutti i fermenti, gli esperimenti, i tentativi della critica romantica: nell'opera del grande critico napoletano ogni errore, ogni persistenza del passato, è cancellata, restando soltanto la realizzazione coerente e compiuta dell'unica, vera critica, quella estetica. L'opera di Borgese resta valida nelle conclusioni più di quanto non sia nelle analisi particolari (errato, a esempio, pare oggi tutto il capitolo dedicato a Leopardi), troppo rigidamente costruite sul metro di giudizio dell'estetica crociana, quindi inevitabilmente deformate in una prospettiva non storica.
Giorgio Barbieri Squarotti

 

Luigi De Bellis