Letteratura italiana: Analisi del Novecento

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Parliamo di

  Opere di Vitaliano Brancati
Analisi opere
 1 Il bell'Antonio
2 Diario romano
3 Paolo il caldo
4 Il vecchio con gli stivali
5 Don Giovanni in Sicilia

 


Diario romano
 

Opera postuma riordinata da G.A. Cibotto e Sandro De Feo e pubblicata a Milano nel 1961. È il frutto del lavoro di collaboratore che B. svolse tra il 1947 e il 1954, prima sulle colonne di "Tempo Illustrato" e poi su quelle del "Corriere della Sera". E nonostante la sua natura occasionale, costituisce senza dubbio uno dei libri più stimolanti dello scrittore catanese e in pari tempo una delle testimonianze più singolari e sofferte che noi possediamo intorno agli anni del secondo dopoguerra. È difficile indicarne tutti i vari filoni o dare un resoconto sia pure approssimativo di queste pagine nate dalla spinta di una curiosità sempre tesa, che mette a fuoco la vita politica e la vita morale, la vita letteraria e il costume, che esplode nell'ironia, nel sarcasmo, nel rifiuto oppure si fa meditazione e discussione dei temi ideologici dominanti in quegli anni di crisi e di ansiosa ripresa democratica, di cui Brancati fu testimone, ma anche attore partecipe e impegnato, pronto a lamentare che "nella continua fatica di difendere la poesia, la filosofia, l'arte dalle prepotenze della politica, noi c'ingolfiamo nelle questioni politiche, leggiamo libri di politica, vi prendiamo perfino gusto, e perdiamo quello per cui stiamo lottando: il gusto della poesia, dell'arte, della filosofia", ma incapace di staccare gli occhi dal quadrante della politica e di rinunziare a intervenire, a giudicare, ad appuntare le frecce della sua polemica contro tutto ciò che sa di nostalgie fasciste di idoleggiamento della tirannide, di improvvisazione, di incultura, di compromesso, di ignoranza delle responsabilità che il nuovo clima di libertà comporta. "So di giudicare la politica da moralista, cioè secondo regole che non sono sue", egli ammette. Ma aggiunge subito: "È uno sbaglio del quale sono felice, perché le regole che applico alla politica sono quelle di un'attività che di gran lunga la sorpassa". Ed è proprio in tale direzione che questo razionalista dal talento di moralista, questo lucido innamorato dei valori dell'intelligenza e della libertà trova anche letterariamente le sue misure migliori in una prosa avvivata e sorretta ovunque da un gusto quasi settecentesco della massima, della frase icastica, della sentenza pregnante ed epigrafica. Ma si darebbe un'idea unilaterale del volume se ci restringesse alla sola tematica politica, che pure ne è la spina dorsale e fa da sottofondo a tutto il resto. Il costume è un altro "leit-motiv" del Diario romano: corrono qui, visti a occhio nudo, uomini e cose della Roma e dell'Italia intorno al 1950, personaggi illustri e meno illustri e gli umori brancatiani scattano in aneddoti ironici o satirici e in bozzetti estrosi, quasi materia condensata brevemente in attesa d'esser rifusa in un futuro lavoro narrativo. E si sente che queste pagine sono contemporanee al Bell'Antonio, con in più qualcosa di appassionato e di avidamente partecipe che nel romanzo si allenta ed evade nella trovata e nella comicità. E va infine segnalato, quasi a titolo di contrasto, il filone catanese del Diario romano: non solo perché l'animo di Brancati è sempre attento ai tipi, agli eventi, alle suggestioni della sua provincia, ma perché esiste, al centro dell'opera, una serie di pagine di pieno abbandono lirico, dove prevalgono, in modi secchi ed esemplari, in un'icastica nitidezza d'accenti, il sentimento del paesaggio siciliano e l'amore per le cose e i luoghi nativi. Il Diario romano è perciò un libro che può esser letto in più d'una chiave: per ritrovarvi i temi d'ispirazione del Brancati narratore, oppure lasciandosi attirare dal complesso rapporto tra l'uomo Brancati e la società, il mondo spirituale e morale, il costume del suo tempo; o infine come un'opera a sé, che ci restituisce, attraverso il filtro d'un complesso temperamento d'artista, il senso di un'età particolarmente ricca e problematica della nostra recente storia.
Mario Pomilio

 

Luigi De Bellis