Umberto Eco, nato ad Alessandria nel
1932, docente universitario, è noto ad un pubblico di
specialisti per i suoi saggi riguardanti la filosofia (Il
problema dell'estetica in Tommaso d'Aquino, 1956), la
neo-avanguardia, di cui è stato un teorico (Opera aperta,
1962), i problemi delle comunicazioni di massa e della
cultura di consumo (Diario minimo, 1963; Apocalittici e
integrati, 1964; Il superuomo di massa, 1976);
fondamentale, inoltre, il suo Trattato generale di
semiotica (1975). Dopo la pubblicazione de Il nome della
rosa (1980) è diventato il narratore più conosciuto in
Italia e, degli italiani, il più conosciuto nel mondo. Nel
suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault (1988),
l'impianto del thriller (una sorta di complotto universale
con le sue varie vicissitudini) si coniuga con una
straordinaria ed esoterica erudizione.
IL
NOME DELLA ROSA
Nel 1327 - è questa la fabula de il nome della rosa- in
un'abbazia benedettina dell'alta Italia arriva un dotto
frate francescano, Guglielmo, con un delicato incarico:
favorire contatti fra alti esponenti degli ordini
religiosi per comporre la frattura fra papato e
francescani filo-imperiali. Ma durante la sua settimana di
permanenza, nell'abbazia viene compiuta una serie dì
misteriosi delitti. Guglielmo allora si dà a un'attenta
indagine di tutti gli indizi che la realtà circostante gli
offre: il comportamento dei frati, le tesi sostenute nelle
conversazioni, la disposizione dei locali dell'abbazia
(della quale al libro è acclusa addirittura una
planimetria). Il romanzo allora si sviluppa attraverso
questo accumularsi di segni che vengono indagati e messi
in relazione da questo frate-detective che ha accanto come
collaboratore e discepolo il giovane novizio Adso da Melk
(i due ricordano la celebre coppia dei romanzi polizieschi
di Conan Doyle: Sherlock Holmes e il dottor Watson).
Dei vari delitti Guglielmo scopre alla fine la verità: gli
omicidi a catena sono stati architettati dal benedettino
Jorge da Burgos, eminenza grigia dell'abbazia, per motivi
ideologici: impedire la lettura, nella biblioteca
dell'abbazia, di una copia del secondo libro della Poetica
di Aristotele dedicato all'arte comica, la cui conoscenza,
secondo l'integralismo rigoristico di Jorge, avrebbe avuto
effetti eversivi, in quanto il riso avrebbe distrutto il
principio d'autorità e la sacralità del dogma. La "macchina'
del giallo e la vittoria di Guglielmo si caricano quindi
di significato: è la vittoria di una visione della vita
sottesa da un razionale impegno di conoscenza dei dati
della realtà, aperta alla tolleranza e alla lucidità
ironica.
LA RICERCA DELLA LINGUA PERFETTA
Negli stessi secoli in cui entra in crisi l'unità
linguistica e politica del mondo romano, e incominciano a
risuonare quelle lingue che ancora oggi l'Europa parla, la
cultura europea rimedita l'episodio biblico della confusio
linguarum, cercando di ricuperare la Lingua di Adamo o di
ricostruirla come Lingua Perfetta. A questo sogno si sono
consacrate alcune delle personalità più insigni della
cultura europea e, malgrado le loro utopie non si siano
realizzate, ciascuna di esse ha prodotto degli effetti
collaterali: se oggi conosciamo il mondo naturale
attraverso classificazioni rigorose, se inventiamo
linguaggi per le macchine, se siamo in grado di compiere
calcoli logici, se tentiamo esperimenti di traduzione
meccanica, è perché siamo in qualche misura debitori di
quei molteplici tentativi di ritrovare la Lingua di Adamo.
L'ISOLA DEL GIORNO PRIMA
Nell'estate del 1643 un giovane piemontese naufraga, nei
mari del sud, su di una nave deserta. Di fronte a lui
un'Isola, che non può raggiungere. Intorno a lui un
ambiente apparentemente accogliente, ricco di meraviglie,
e di inesplicabili insidie. Solo, su un mare sconosciuto,
Roberto de la Grive vede per la prima volta in vita sua
cieli, stelle, acque, uccelli, piante, pesci e coralli che
non sa come nominare.
Scrive lettere d'amore, attraverso le quali si indovina a
poco a poco la sua storia: una lenta e traumatica
iniziazione al mondo secentesco della nuova scienza, della
ragion di stato, della guerra dei trent'anni, di un cosmo
in cui la terra non è più il centro dell'universo.
Roberto vive "in Barocco" la sua vicenda solitaria, tutta
giocata sulla memoria (di passioni insoddisfatte, duelli,
assedi, trame spionistiche all'ombra di due Cardinali), e
sull'attesa di approdare a un'Isola che - come si vedrà -
non è solo lontana nello spazio, ma anche nel tempo.
In questo Mare dell'Innocenza nulla è innocente; e Roberto
lo sa sin dall'inizio, perché è giunto a questi Antipodi
(dove gli uomini dovrebbero camminare coi piedi all'insù)
per cercare (senza desiderarlo) di risolvere un mistero su
cui si affannano le grandi potenze europee dell'epoca: il
segreto del Punto Fisso.
IL SECONDO DIARIO MINIMO
Nel 1963 usciva Diario minimo, una raccolta di
divertimenti e parodie letterarie che è stata da allora
regolarmente ristampata e si appresta a celebrare trent'anni
di fortunata e costante presenza in libreria - e sul
comodino di almeno tre generazioni di lettori. Ma durante
questi trent'anni Umberto Eco non aveva cessato di
elaborare altri "diari minimi"; pubblicandone alcuni qua e
là, altri affidando soltanto alla traizione orale (come è
accaduto per alcune chansons à boire filosofiche. Ed ecco
in questa nuova raccolta alcuni testi ormai celebri, altri
ancora ignoti e altri ancora rieditati 'a grande
richiesta", come quel libretto di storia della filosofia
in versi (Filosofi in libertà , che era diventato ormai un
pezzo di antiquariato librario. Per l'occasione l'autore
ha anche selezionato le più divertenti tra "Le bustine di
Minerva' apparse sull'Espresso dal 1986 a oggi. Ed ecco
dunque l'analisi letteraria di "Tre civette sul comò", i
testi della Cocopedia, l'intervista con Pietro Micca, la
fiammeggiante vicenda galattica di "Stelle e stellette",
un inedito di Dante su Saussure, Proust, Mann e Joyce
spiegati ai piccoli, l'Inno sacro di Manzoni sulla Gnosi,
le avventure della PP2, un dialogo tra computeristi
babilonesi di settemila anni fa, una serie di "Istruzioni
per l'uso", in cui si spiega come aprire un pacco, come
fare vacanze intelligenti, come trattare coi Bonga, come
mangiare in aereo, come viaggiare con un salmone, come non
dire "esatto", come interagire con il tassista, come fare
quando si è smarrita la patente, nonché una sezione di
giochi verbali, lipogrammi, anagrammi e pangrammi... Tutto
da leggere ad alta voce con gli amici, da gustare in
silenzio, da usare per tentare variazioni personali. filo
conduttore di tutti questi pezzi che rinnoveranno il
piacere dei fedeli dei primi "diari minimi" ma
conquisteranno e delizieranno coloro che li ignoravano - è
quello di un apparente "lasciatemi divertire" che lascia
però sempre trasparire un'ironica indignazione su episodi
del costume nazionale, un'affettuosa dimestichezza con
temi culturali che altri avevano saputo rendere impervi, e
un costante sentimento del linguaggio come terreno di
gioco.