Le opere di Corrado Alvaro

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Parliamo di

  Corrado Alvaro
Analisi opere
1 L'età breve
2 Gente in Aspromonte
3 Itinerario italiana
4 Poesie grigioverdi
5 Quasi una vita
6 Racconti
7 Tutto è accaduto
8 L'uomo è forte
9 Vent'anni

 


Poesie grigioverdi
 

Raccolta di poesie composte fra il 1914 e il 1921. La prima parte (1914-17) è stata pubblicata a Roma col titolo Poesie grigioverdi nel 1917, alcuni brani della seconda (1917-21) sono apparsi la prima volta in riviste. Tutte le poesie sono state riedite nel 1942 a Brescia insieme a una prosa introduttiva, "Memoria e vita", e al poemetto Il viaggio, del 1941, che dà il titolo all'intero nuovo volume (dall'Alvaro stesso definito "pagine d'un diario"). Le prime poesie s'ispirano all'esperienza della guerra mondiale, preannunciando il romanzo autobiografico del 1930 Vent'anni che ne dà una più ricca ricostruzione. Alvaro insiste, in particolare, sul motivo drammatico della guerra come doloroso distacco del giovane soldato dalla sua terra, dalla famiglia e dalla casa, secondo quella sua tematica, che svilupperà in altre forme, legata alle tradizioni del Sud e alla difficile necessità per l'uomo meridionale di emigrare altrove. Sono queste le poesie di maggiore intensità: "Pastorale", in cui un abile cacciatore di lupi, costretto ora a rivolgere contro i nemici la sua bravura, afferma la necessità di ucciderne molti per poter essere ripagato della casa che ha dovuto abbandonare; "Il contadino soldato" che confessa di amare il lavoro agricolo e di fare la sua parte in guerra solo per orgoglio di fronte alle donne e ai bambini; "A un compagno", ove l'Alvaro chiede a un commilitone di portare alla famiglia la notizia della sua morte, non appena sarà avvenuta, ma in termini di consolazione; "Lettera a casa", che è un saluto ai genitori e ai fratelli; "Mio fratello che va alla guerra", ove l'Alvaro partecipa alla solitudine del fratello lontano da casa in età più giovane della stia. Succedono, nella seconda parte, alcune poesie del tempo di pace, sui primi trasalimenti amorosi e sul sogno di una vita felice presto stroncato dalle difficoltà della cattiva sorte: e toccano il momento più alto nel "Compianto", in cui A. reagisce al suo fatalistico pessimismo con un appello virile a tutti gli uomini perché "la nostra esperienza" che ha aperto "la coscienza di tutto quanto è umano" non vada perduta: "Che tutto questo non sia stato invano". Non sono grandi poesie, perché ad Alvaro mancava il senso della concentrazione fortemente emotiva e, soprattutto, del ritmo musicale; perciò in esse l'esposizione è quasi prosastica, nonostante la presenza delle rime, e priva di impennate liriche. Tuttavia, le prime specialmente, arricchiscono quel panorama della letteratura non conformista, di guerra, che da Jahier (Con me e con gli alpini, Firenze, 1919) a Palazzeschi (Due imperi... mancati, ivi, 1920), rifugge dalla violenza e vi oppone il conforto della solidarietà fra gli umili.
Giorgio Pullini

 

Luigi De Bellis