Le opere di Ugo Betti

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Parliamo di

  Ugo Betti
Analisi opere
 1 L'aiuola bruciata 
2 Canzonette - La morte
3 Le case
4 Corruzione al palazzo di giustizia
5 Delitto all'isola delle capre
6 Il diluvio
7 Frana allo scalo nord
8 Il re pensieroso
9 La regina e gli insorti

 


La regina e gli insorti
 

Dramma in quattro atti di Ugo Betti (1892-1953), rappresentato a Roma, al teatro Eliseo, il 5 gennaio 1951, e pubblicato nello stesso anno a Milano nel n. 61 di "Sipario". Ha per protagonista una prostituta, Argia, che nel clima di una rivoluzione e delle sue tragiche conseguenze (stragi, processi sommari, delazioni, lotte per il potere) ritrova la sua dignità di donna riscattando il proprio passato e scegliendo consapevolmente il martirio. L'azione si svolge in un paese immaginario dove l'intera famiglia reale è stata sterminata dagli insorti, a eccezione della regina Elisabetta che è riuscita a fuggire. Il nuovo governo si sforza di catturarla con ogni mezzo perché, col passare del tempo, la sua figura viene mitizzata dal popolo in modo sempre più preoccupante. È a questo punto che al posto di blocco di una località di confine giunge un gruppo di profughi, del quale fa parte anche Argia che, venuta alla ricerca del suo ex-amante Raim, ora al servizio del regime in carica, riconosce in una contadina terrorizzata e cenciosa la fuggiasca Elisabetta. D'accordo con Raim, ricatta la povera creatura, si fa dare da lei gli ultimi gioielli e un elenco delle persone che l'hanno aiutata ma al momento di indirizzarla verso il luogo dove il suo complice si è appostato con un mitra, ne ha compassione e l'aiuta a mettersi in salvo. Ma la prostituta ha mostrato troppa sicurezza di sé, e il suo atteggiamento ha colpito il commissario Amos che incomincia a crederla la regina. Sulle prime Argia trova la situazione quasi divertente e reagisce con beffarda spavalderia, ma quando le accuse incominciano a farsi pressanti, si accorge che le è impossibile chiarire l'equivoco: Elisabetta, tratta in arresto, ha posto fine al timore di essere identificata ingerendo un veleno mortale e Raim è stato ucciso dai poliziotti mentre cercava di fuggire. Non le resta dunque che accettare pienamente il personaggio che le è stato imposto: affermerà con orgoglio di essere lei la regina, rifiuterà con disdegno qualsiasi compromesso, affronterà con coraggio tutte le conseguenze di questa scelta sino alla fucilazione. Il disfacimento morale e la crudeltà del mondo, temi consueti del teatro bettiano, vengono così superati da un appello alla dignità dell'individuo. Ma alle nobili ambizioni tragiche dell'opera si contrappongono una scrittura spesso ridondante e il ricorso a espedienti teatrali a volte troppo scoperti. 
Alfredo Barbina
 

 

Luigi De Bellis