Le opere di Ugo Betti

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Parliamo di

  Ugo Betti
Analisi opere
 1 L'aiuola bruciata 
2 Canzonette - La morte
3 Le case
4 Corruzione al palazzo di giustizia
5 Delitto all'isola delle capre
6 Il diluvio
7 Frana allo scalo nord
8 Il re pensieroso
9 La regina e gli insorti

 


Le case
 

Raccolta di novelle. Già il titolo ci introduce in quel particolare clima dell'arte bettiana che, compiacendosi d'un crudo, insistito realismo, tende a scavare nelle povere creature umane, nella loro miseria terrena, nelle loro case, là dove la vicinanza con altre creature provoca ancora altra miseria. Sconsolata e amara era già stata questa curiosità di Betti in una lirica ("Le case") apparsa in Canzonette- La morte: "S'alzano s'alzano case quadrate./Mille stanze vi sono murate./In ogni stanza come in una tomba,/un'immobile lampada ronza". Si è lontani dallo sfondo storico o dalla natura, in queste case: qui odio e amore, istinti bassi e improvvise tenerezze (quasi immediata reazione, d'un'umanità, perduta o ritrovata) sono soli con se stessi, e l'A. può, con impietoso sguardo, esaminarli, frugarli. Sono personaggi posti con implacato realismo di fronte alla loro viltà, alle loro piaghe morali, alla loro malvagità; ma basta un attimo, quando pare che il fondo dell'abiezione sia toccato, perché ognuno si ritrovi e riesca quasi a dare un ritmo nuovo alla propria esistenza. Tra le cose migliori di questa raccolta: "Una giornata" (un piccolo impiegato, nell'aspettare il tram, talvolta si mette a sedere e a guardare, con un senso di libertà inutilmente cercata, la gente intorno. Poi rientra nel giro già scontato della sua vita mediocre); "Gente su una panchina" (un vecchio ubriaco tornando a casa è seguito da alcuni ragazzi che gli danno la baia. Arriva il figlio, che senza parlare lo porta con sé. Siedono su una panchina. Ora e il vecchio che vorrebbe chiedere al figliuolo, che ha lavorato tutto il giorno e forse è stanco, se ha qualche dispiacere, e spiega con affanno che non è poi vero che egli sta male; il figlio lo ascolta a testa bassa); "Mezzanino, l'uscio a destra" (una donna riceve di nascosto un uomo che recalcitra alle tenerezze di lei, debolissima, materna: finché egli, un povero essere come lei, ne ha compassione). Deboli, invece: "Afa", "Gatti", "Leone", "Quelli del terzo", "Un giovanotto che non riesce". L'ultima novella, "I poveri", vuole essere una specie di palinodia di questo mondo di creature straziate. L'autore vi rappresenta una marea di infelici che avanza: un brigadiere che assiste a questa sfilata si domanda di chi sia la colpa di tanta miseria, e finisce per accodarsi anch'egli al tristissimo corteo. La linea narrativa non impegna molto l'autore; ne risulta un taglio secco che conferisce al nucleo centrale d'ogni singola novella una maggiore vibrazione lirica. 
Alfredo Barbina
 

 

Luigi De Bellis