Le opere di Corrado Alvaro

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Parliamo di

  Corrado Alvaro
Analisi opere
1 L'età breve
2 Gente in Aspromonte
3 Itinerario italiana
4 Poesie grigioverdi
5 Quasi una vita
6 Racconti
7 Tutto è accaduto
8 L'uomo è forte
9 Vent'anni

 


L'uomo è forte
 

Romanzo di Corrado Alvaro pubblicato a Milano nel 1938, dopo qualche difficoltà della censura fascista conclusasi con la soppressione d'una ventina di righe e con l'obbligo all'A. di premettere al suo libro un'avvertenza "in cui dichiarava che l'azione di esso si svolgeva in Russia". Alvaro, scrivendolo, pensava invece all'atmosfera politica italiana di quegli anni, anche se il tema dell'oppressione e della paura è trattato in termini così generali, quasi allegorici, da poter applicarsi a qualsiasi paese e periodo di tempo ("dovunque l'uomo fu oppresso"). Nelle ristampe del dopoguerra (dal 1944 in poi), infatti, lo stesso Alvaro non ha voluto aggiungere le venti righe censurate perché "rimetterle al loro posto indicherebbe nell'autore una pretesa che egli non ha". Il protagonista, l'ingegner Dale, ritorna, da un lungo soggiorno all'estero, nel suo paese natale, e vi respira subito un clima di diffidenza verso lo straniero come verso un apportatore di spirito di rivolta. Ritrova un'amica del passato, Barbara, una donna enigmatica e inquieta, la cui attrazione verso di lui si mescola al timore di essere sorvegliata e accusata di intesa con il nemico. I loro incontri si svolgono così in un'atmosfera di tensione e di mistero, che, se conferisce fascino ai loro rapporti, impedisce d'altra parte ogni abbandono fiducioso. Il sospetto di essere controllato si accresce, di riflesso, in Dale, che vede tentativi d'indagine e minacce in tutte le persone che avvicina, dal Direttore dell'Ufficio tecnico industriale di Stato, cui si è presentato per cercare lavoro, alla sua segretaria, alla cameriera dell'albergo (Olga). A poco a poco Barbara cede all'ossessione dei propri timori e consiglia a Dale di mettersi in salvo, preavvertendolo che lo denuncerà come un nemico del popolo per mettere sé stessa al sicuro: ma lo stesso Inquisitore (da cui ella si reca per la denuncia) diffida delle accuse di Barbara e preferisce aspettare che Dale si comprometta da sé. E così avviene: Dale, snervato da un colloquio ambiguo con il Direttore, e ancor più spaventato dall'atteggiamento sfuggente di lui, in uno scatto d'ira lo uccide. Poi fugge e, acciuffato dai seguaci del regime, viene colpito da un proiettile di rivoltella da uno di essi (Isidoro): ma non muore, perché a salvarlo sopraggiungono proprio altri seguaci che lo ritengono vittima dei controrivoluzionari e, perciò, lo soccorrono e lo curano. Nel romanzo ogni elemento storico e lasciato indefinito, e ogni personaggio è soltanto il simbolo di una situazione astratta. I pochi riferimenti positivi, però (gli accenni a un nuovo corso della storia fondato sulle forze del popolo e in antitesi con le tradizioni del passato; il rigore di un regime tagliato fuori da ogni rapporto con il mondo esterno fino a temer l'infiltrazione di un privato cittadino d'oltre confine; l'organizzazione capillare del sistema poliziesco, e altri elementi simili), sembrano alludere più alla Russia sovietica che all'esperienza alquanto provinciale e pittoresca del fascismo in Italia. E, anche se l'intenzione dello scrittore non era questa, tale essa appare oggi nei suoi risultati espressivi. Per il resto il romanzo si svolge soprattutto come un'analisi interiore della psicologia dei due protagonisti (Dale e Barbara) e del dilagare in loro della paura come di un processo patologico, i cui addentellati con la realtà progressivamente si perdono (e fa pensare, per questo, al clima metafisico-surreale di Kafka). Proprio in questa direzione quasi metafisica l'inquietudine di Dale e di Barbara, trova i momenti più intensi e riesce a supplire all'indefinitezza dell'impianto storico. Alvaro, insomma, ha colto uno stato della coscienza, moderna, di fronte al dramma, della libertà, che va oltre il dato storico particolare: ed è proprio per questa generalità del discorso che egli ha potuto superare il sospetto di un romanzo polemico e comporre un'opera di maggiore significato. 
Giorgio Pullini

 

Luigi De Bellis