Le opere di Massimo Bontempelli

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Parliamo di

  Massimo Bontempelli
Analisi opere
 1 Il figlio di due madri
Gente nel tempo
2 Giro del sole
3 Minnie la candida - 900
4 Nostra dea Vita e morte di Adria e dei suoi figli

 


Minnie la candida - 900
 

MINNIE LA CANDIDA
Dramma di Massimo Bontempelli tratto da una novella della Donna dei miei sogni, scritto tra il 1925 ed il 1927 e rappresentato a Torino nel 1928. Del primo gruppo di drammi bontempelliani, Minnie è il lavoro più ricco di intenti psicologici; in esso la ricerca dello scrittore è meglio orientata verso il "personaggio umano". Il dramma di Minnie, il cui intimo e universale candore le fa sempre chiedere a tutti "che cosa è questo e che cosa è quello", convinta che "a non sapere non si è mai felici", non consiste nell'ingenua credulità con la quale essa accetta la storiella degli uomini artificiali, narratale in un momento di gaiezza da due allegri amici, e che la conduce attraverso una lucida follia al suicidio, ma consiste appunto in un più profondo motivo umano, nella patetica impossibilità di Minnie a vivere in un mondo corrotto, rigido e disumano, che ormai non sa e non può più intendere la natura di un essere che sfugge al grigio e arido meccanismo degli uomini. Il senso di questo dramma bontempelliano ricco di suggestioni ma come rallentato dal paradosso logico poggia sul valore che B. attribuisce al candore: una "qualità elementare, molto rara, la più rara", che significa "prodigiosa purezza", schietta e naturale semplicità, un atteggiamento dello spirito "divinamente incauto", "pieno di senso del mistero", che esso accoglie con letizia umile, facendosene custode per gli altri.


"900"
Rivista fondata da Massimo Bontempelli, e pubblicata a Roma. I primi quattro numeri, con il sottotitolo "Quaderni d'Italia e d'Europa", uscirono dall'autunno del 1926 all'estate dell'anno dopo, uno per stagione, e rappresentarono una sconcertante novità essendo completa, mente redatti in francese. Dall'autunno del '27 le edizioni furono due: una francese e una italiana. Dal luglio del '28, la rivista proseguì nella sola edizione italiana, che da trimestrale divenne mensile fino all'ultimo numero (giugno '29). L'iniziativa era nata con programmi assai ambiziosi, tendendo a raccogliere gli aspetti più nuovi e autentici della nostra cultura secondo principi largamente eclettici ma decisamente avversi ai residui ottocenteschi, che a giudizio di B. stavano pigramente aduggiando l'Italia provinciale e ritardataria. Di qui, la battaglia contro i "relitti verminosi dello psicologismo, del naturalismo, dell'estetismo, del gusto piccolo-borghese, del sentimentalismo", ecc., e insieme la ricerca di una letteratura non formalistica né accademica, fondata sull'"immaginazione inventiva" e capace di conservare intatti i propri valori anche nelle traduzioni. E se la veste iniziale, esclusivamente francese, fu dunque l'applicazione più fedele di questa idea, la rivista continuò a seguire un criterio di generoso rinnovamento anche nei successivi numeri italiani, ospitando scrittori italiani e stranieri che si dimostrassero liberi dalle angustie delle tradizioni nazionali. Così, nel panorama della nostra letteratura di quegli anni, la rivista ebbe una posizione non eccelsa ma storicamente riconoscibile: sviluppò certi fermenti già vivi nell'antiaccademismo della Voce; riprese forse il meglio del futurismo, dal quale proclamò di distinguersi in nome di una segreta vocazione popolaresca, estranea a ogni intellettualistico compiacimento; manifestò esigenze che in seguito (con interessi piú rigorosi ma non altrettanto vasti) avrebbero ispirato la rivista fiorentina Solaria sino alla vigilia dell'ultima guerra. Giusto vanto di B., inoltre, fu la collaborazione di molti scrittori di ogni provenienza, stimolati e, se pur momentaneamente, persuasi dalla battagliera vivacità del periodico, che cessò di vivere quando sul nonconformismo letterario cominciarono a stendersi sempre più grevi i veli del conformismo politico. Ricorderemo, dei collaboratori italiani, Corrado Alvaro, Bruno Barilli, Emilio Cecchi, Giovanni Comisso, Curzio Malaparte, F.T. Marinetti, Alberto Moravia. E degli stranieri Blaise Cendrars, Il'jà Ehrenburg, Max Jacob, James Joyce, André Malraux, André Maurois, Stefan Zweig. Né meno importante fu la collaborazione dei pittori: da Campigli a Rosai, da Carrà a Picasso. B. illustrò poi le vicende della sua rivista, e riprodusse un'abbondantissima scelta dei propri articoli che vi erano comparsi, nell'ampio volume antologico e documentario L'avventura novecentista (Firenze, 1938).
Ferdinando Giannessi

 

Luigi De Bellis