Le opere di Giuseppe Antonio Borgese

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Parliamo di

  Giuseppe Antonio Borgese
Analisi opere
 1 Gabriele D'Annunzio
2 Golia, la marcia del fascismo
3 Rubè
4 Poetica dell'unità
5 Storia della critica romantica in Italia
6 Tempo di edificare
7 La vita e il libro
8 I vivi e i morti

 


Rubè
 

Romanzo pubblicato a Milano nel 1921. Vuole essere un tentativo di interpretazione tipica della crisi dell'uomo contemporaneo, sullo sfondo della violenta rottura esterna provocata dalla prima guerra mondiale. Il suo protagonista, che dà il titolo al libro, è l'uomo in cui ogni volontà, ogni scelta, ogni atto è corroso all'interno da una critica spietata e crudele, da un'analisi minuziosa, esasperata, che finisce per disseccare qualunque possibilità di sentire e di agire: l'uomo completamente alienato da se stesso, in una società confusa e convulsa, dove non riesce a trovare una soluzione al suo dramma. Il giovane avvocato siciliano Filippo Rubè, che fa pratica professionale a Roma, trasportato dalla fredda e insieme delirante e corrosiva logica che lo distingue, diviene acceso interventista, e si arruola nel reggimento d'artiglieria dove ha un comando il maggiore Berti, padre di Eugenia, a cui Rubè è legato da un contraddittorio sentimento di attrazione, sapendola segretamente innamorata di Federico Monti, un medico suo amico, il quale a sua volta sta per sposare Mary Corelli, anch'essa del gruppo degli amici romani di Rubè. Nei primi giorni di guerra un brevissimo bombardamento aereo provoca in Rubè un'esagerata reazione di eccitazione e di turbamento, e diviene per lui una nuova ragione di spietata analisi di sé, che lo porta quasi alla pazzia: egli si accusa di essere un vile, si tormenta fino ad ammalarsi, finché confessa tutto a Eugenia, iniziando cosi con la donna quel difficile e confuso rapporto di amore e odio, di disprezzo e di compassione, che lo legherà per tutta la vita. Ottenuta una licenza di convalescenza, Rubè ritorna a Roma per qualche tempo, poi visita la famiglia al suo paese natale, Calinni: e proprio questo evento detta a B. alcune fra le sue pagine più felici, per la perfetta delineazione dei rapporti con la madre, da cui Rubè si fa ancora mandare denaro, e dello sfondo siciliano, così profondamente coerente con le ambiguità, le crudeltà, le viltà e gli slanci del protagonista. Tornato al fronte, Rubè passa per nuove esperienze e per nuove ambiguità; ferito gravemente, rientra a Roma e convince Eugenia a divenire la sua amante: comincia così un periodo teso e atroce di incontri senza amore, dominati dalla crudeltà di Rubè nel chiarire sempre a ogni costo le viltà e gli inganni, senza concessioni all'affetto, e dalla freddezza quasi ostile della donna, tanto più aspra e distaccata quanto più umiliata. Guarito, Rubè viene inviato in missione speciale a Parigi, dove conosce la bellissima moglie di un generale francese, Celestina Lambert, e ne fa la confidente delle sue oscure passioni, delle sue ambiguità, finendo per conquistarla. Ma alla fine Celestina, con il suo buon senso, riesce a smontare l'ostinato discorrere di Rubè e a respingerne l'amore. Dopo la guerra, Rubè sposa Eugenia (più o meno velatamente costrettovi dal fratello di lei), e si stabilisce a Milano dove ha altre sconcertanti esperienze nella vita della fabbrica in cui è impiegato: il suo gusto per la discussione astratta e per l'analisi lo porta a difendere i socialisti, e a intervenire all'assemblea degli impiegati durante uno sciopero; e finisce licenziato. Anche il matrimonio si rivela un fallimento: da un lato l'ostile freddezza di Eugenia, dall'altro la corrosiva incapacità di affetti e di abbandoni di Rubè. Intanto questi ritrova Garlandi, un ufficiale conosciuto in guerra, e si lascia trascinare da lui fra i primi gruppi di fascisti, partecipa a qualche riunione. Con una grossa somma vinta al gioco, parte per Parigi, ma si ferma invece a Stresa; e qui ritrova Celestina Lambert. Questa volta l'amore divampa. Rubè fa credere alla moglie di essere a Parigi per affari, le manda lettere contraffatte e intanto passa i suoi giorni con Celestina. L'avventura ha una conclusione tragica: un giorno, mentre Rubè e Celestina sono in barca sul lago, scoppia una tempesta, e Celestina muore annegata; Rubè viene arrestato e imputato di omicidio. Assolto in istruttoria con l'aiuto di amici influenti, Rubè è ormai un uomo distrutto: cerca invano la pace nella fede, nella solitudine della campagna, nel suo paese natale, dove si rende conto di essere ormai un estraneo, senza possibilità di rientrare nell'ordine antico. Sono queste le pagine più belle del romanzo, grandiosamente desolate, amarissime, sullo sfondo del bruciato paese siciliano. Rubè decide di ritornare da Eugenia; le scrive dandole appuntamento a Bologna. Ma alla stazione i due non si incontrano per un banale equivoco: disperato, mentre vaga per la città, Rubè viene preso in mezzo a un corteo socialista e finisce calpestato dalla cavalleria intervenuta a domare la sommossa. Entrambe le parti in lotta se lo attribuiranno come martire della propria causa: i fascisti, ricordandone l'attività a Milano e il passato di combattente; i socialisti, vantandone l'esperienza di fabbrica e la partecipazione al loro corteo. Questa conclusione è apertamente simbolica: e vuole indicare il destino contraddittorio di una generazione già intimamente corrosa da una malattia mortale dello spirito, e distrutta dalla guerra, incerta quindi e combattuta senza capacità di scelta fra gli opposti estremismi, sbandata, vinta. In tal senso Rubè è un tipico romanzo della "generazione perduta", e ha in questo suo carattere di documento il suo pregio migliore, che ne segna la resistenza al tempo: là dove, invece, certi mezzi narrativi sono spesso di maniera (la vincita al gioco, l'adulterio, la morte nel lago, ecc.) e testimoniano un durare di strutture ottocentesche, che contrastano col ritmo minuziosamente analitico del romanzo.
Giorgio Barbieri Squarotti

 

Luigi De Bellis