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Scritti
corsari |
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Raccolta di scritti pubblicata nel 1975.
Brevi articoli apparsi su quotidiani come il "Corriere
della Sera", su settimanali come il "Tempo" e "Il Mondo",
alcune prefazioni a opere altrui, interventi orali,
interviste e inediti; tutti compresi tra il gennaio 1973 e
il febbraio 1975. L'opera anche se apparentemente
frammentaria e nata da sollecitazioni occasionali,
discussioni e repliche polemiche, possiede una sua unità
dal momento che i temi conducono tutti a una tesi
storico-sociologica compatta, insistentemente ribadita,
approfondita, tenacemente e "scandalosamente" espressa:
dal 1971-1972 si è entrati in una nuova fase storica,
quella definita da altri "consumistica", ma secondo P. ben
più sconvolgente e definitiva; il nuovo rapporto che la
tecnologia industriale ha istituito tra prodotto e consumo
e la rivoluzione del sistema di informazioni, in specie la
televisione, portano alla cancellazione di ogni valore
morale positivo o negativo tradizionale, sostituendolo con
un "neoedonismo" totalizzante. La tolleranza del regime
"democratico" è in funzione dell'ideologia edonistica del
consumo e si rivela in realtà come la peggiore delle forme
di repressione che la storia conosca. Quel che non è
riuscito a realizzare il fascismo, che non ha scalfito la
vita intima del popolo italiano ed è rimasto solo una
maschera esterna inefficace, è già realizzato dalla nuova
cultura massificata che cancella ogni distinzione di
gruppo e di classe omologando tutti nel grigio mare dei
modelli di comportamento piccolo borghesi. Il nuovo
fascismo succeduto a quello della dittatura mussoliniana e
a quello "poliziesco-parlamentare" democristiano
postbellico è allora enormemente più penetrante, terribile
e irreversibile. La lettura della vita culturale sociale
politica e religiosa dell'Italia contemporanea procede
tutta, nonostante ripetizioni, oscurità, apparenti
contraddizioni, su questi parametri ideologici: ancora una
volta passione e ideologia scandiscono il discorso di P.
segnando una continuità con quello poetico. La nostalgia
per il mondo contadino e il sottoproletariato urbano e
suburbano al centro di molte opere letterarie e ora
irriconoscibile nel totale adeguamento al modello
stereotipico della società di massa, si fa confessata
sofferenza personale, fisicamente vissuta, che permette la
lettura globale dei "segni" anche somatici dell'infelicità
perduta, dell'angoscia contemporanea; da cui lo scatto
verso una pretesa sociologia a sfondo marxista degli
istituti tradizionali, ora stravolti dal nuovo potere in
funzione consumistica, come la coppia e la famiglia, ora
resi inutili e obsoleti, come la chiesa.
Giorgio Bertone
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