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Raccolta di saggi polemici. Fa seguito a una consimile
serie. intitolata 24 cervelli: saggi non critici (Ancona,
1913) e costituisce una specie di storia delle simpatie e
antipatie critiche e filosofiche dell'autore Infatti la
cultura di Papini appare qui sottomessa a un trasporto di
adesione o di repressione artistica e ideale verso un
autore o un movimento, con il risultato di una parzialità
che se toglie valore al giudizio, non diminuisce il sapore
e l'originalità critica di questa prosa. Apre il volume un
saggio del 1905 sulla Logica di Croce, in cui Papini
critica il concetto crociano dello spirito conoscitivo
puro e la conseguente teoria della scienza, in nome di un
suo pragmatismo alquanto velleitario e immaginoso. Ancora
più duro il saggio sull'Estetica crociana scritto otto
anni dopo. Ora Papini si scaglia contro Croce: l'Estelira
è, un trattato di cui non riesce a comprendere la fortuna,
incerto com'è tra il non senso e il senso comune, tra la
vuotaggine e la volgarità. Le ragioni di quella fortuna
Papini le spiega brutalmente con la "gigantesca fortuna
che incontrano in ogni tempo presso la maggior parte degli
uomini i più decrepiti clichés quando siano truccati con
un po'di civetteria e di mistero". Sullo stesso piano di
critica, per quanto più acerbamente polemici, stanno "Sciocchezzaio
crociano", "I miei conti con Croce", "Croce e Bergson".
Naturalmente anche Bergson non è risparmiato; e, liquidati
i filosofi, Papini passa ai poeti. Gabriele D'Annunzio è
la prima vittima dell'impeto papiniano, nei due saggi "La
Sagra dei Mille" e "D'Annunzio e il Frullane", che
gareggiano in ferocia critica. Papini è stato uno dei
primi a rimproverare a D'Annunzio la retorica della parola
e del gesto. Ma D'Annunzio è in compagnia di nomi illustri
variamente giudicati. C'è "Guido Mazzoni non poeta", il"Prof.
Guido Mazzoni", del quale egli investe il carduccianesimo
di mestiere; Emilio Cecchi ("la signora Emilia"), Sem
Benelli ("il cenciaiolo della letteratura drammatica"),
Luciano Zuccoli ("l'ufficiale di cavalleria"). Papini non
risparmia neppure i giovani bastonati per amore, né gli
stranieri né gli amici. Ma queste sono nel complesso
stroncature benevole. Romain Rolland e Remy de Gourmont,
Jonathan Swift e Tristan Corbière, Otto Weininger e Miguel
de Unamuno, Cervantes e Danko tra gli stranieri; Renato
Serra e Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi fra gli amici,
sono i personaggi di questo chiarimento papiniano, i
pretesti del suo dramma. Il sapore di colloquio col
personaggio è tanto forte nelle stroncature che i saggi
forse più belli sono dedicati ai grandi personaggi della
poesia: Faust e Amleto che fanno compagnia al solitario
Boccaccio nel campo esiguo dei non contemporanei. La prosa
acuta e tagliente di Papini ha trovato i suoi momenti di
massima felicità e brio proprio in Stroncature, anche se
il libro deve considerarsi un esercizio polemico assai più
divertito che improntato di cultura, e un documento utile
alla comprensione dell'A. stesso piuttosto che un valido
giudizio filosofico e letterario. In ristampe successive
venne omessa la stroncatura di Emilio Cecchi. La raccolta
di saggi fu continuata da Testimonianze: saggi non
critici, Nuova serie dei "24 cervelli" (Milano, 1918). |