Letteratura italiana: Analisi del Novecento

   Home        

 

Parliamo di

  Letteratura italiana del Novecento
OPERE
Opera critica
La rivoluzione liberale
Energie nove
Il baretti
La frusta teatrale

Risorgimento senza eroi

Paradosso dello spirito russo

 


Il baretti ed altre opere
 

Quindicinale letterario fondato a Torino nel 1924 da Piero Gobetti, titolo ne indica le aspirazioni programmatiche a una civiltà culturale giudicata e selezionata anche in nome di quegli aspetti morali e civili che, appunto, avevano suscitato le passioni critiche di Giuseppe Baretti ispirandolo nelle pagine più calde della sua Frusta letteraria. Come gli scrittori della Ronda  che aveva cessato di uscire poche settimane prima dell'esordio del Baretti, Gobetti e i suoi amici combatterono ogni forma di dilettantismo e di decadentismo, soprattutto il futurismo e il dannunzianesimo, e si proposero un'austera fedeltà ai grandi ideali della nostra tradizione; ma i "barettiani", diversamente dai loro predecessori, avevano interessi ben radicati anche nelle strutture della vita pubblica, e l'impegno morale che ne derivava fu occasione di generosi contrasti con le autorità del regime fascista. Ai primi del 1926 Gobetti, osteggiato e percosso, fu costretto a espatriare e poco dopo morì in Francia, in conseguenza delle violenze subite. Gli amici mandarono innanzi la sua iniziativa ma non riuscirono a resistere più di due anni. Tra i collaboratori, sono da ricordare S. Benco, E. Montale, N. Sapegno, G. Prezzolini. Grande importanza ebbero numerose opere stampate in volume dall'omonima collezione, che costui un altro aspetto dell'iniziativa svolta dal periodico. Figurano nel catalogo i nomi di G. Salvemini, L. Einaudi, L. Sturzo, ecc.; e, memorabile, Risorgimento senza eroi del Gobetti stesso, comparso pochi mesi dopo la morte dell'autore.
Ferdinando Giannessi

LA FRUSTA TEATRALE

Raccolta di rassegne critiche . Ispirandosi, per un deciso moralismo e un buon senso tutto piemontese, al carattere della barettiana Frusta letteraria, il giovane autore vuol esaminare con chiarezza la questione del teatro contemporaneo. Dopo aver discusso alcune questioni di metodo (sulla lettura delle opere teatrali, sull'interpretazione scenica), esamina il vario mondo degli attori contemporanei: dalla Borelli alla Duse, dal Falconi al Gandusio, dalla Galli a Emma Gramatica allo Zacconi. Il Gobetti auspica un teatro serio, di pochi autori e di spettacoli non guastati da lavori mediocri e falsi; il valore letterario e poetico dell'opera scenica deve combattere il teatro inteso come passatempo e deformazione antistorica dell'opera d'arte. Queste pagine furono riscritte e raccolte anche in vista di un'opera generale di "Storia del Teatro Italiano contemporaneo", interrotta dalla morte; ma vanno integrate dalle note teatrali e dalle opere postume, in quanto rappresentano un efficace documento del moralismo dell'autore per il tentativo di sentire l'importanza della vita anche nelle affermazioni ideali di un'opera d'arte.
 

RISORGIMENTO SENZA EROI

Opera storica. È costituita da capitoli solo in parte pronti per la stampa e da saggi e articoli che rientravano di per sé nel disegno di una trattazione particolare. Come indica il titolo, questa ricostruzione polemica dell'età dell'indipendenza e dell'unità d'Italia parte dal presupposto che il Risorgimento non abbia realizzato le premesse ideali della Rivoluzione francese, e che le forze conservatrici abbiano nociuto allo sviluppo della nazione e della sua nuova concezione di libertà individuale e sociale. In tal modo il movimento nel suo complesso deve considerarsi fallito, perché si è adagiato su compromessi e non ha trovato gli uomini degni di fede che meritava. L'autore afferma che per l'opera di anime fervide e vigorose, il Risorgimento è stato opera di pochi senza legame col popolo e con la nazione: in tal modo la vita politica italiana si è straniata dai problemi dell'Europa contemporanea e non si è sviluppata secondo i diritti storici della libertà. Gli eventi dopo l'Unità lo dimostrano, particolarmente da Roma capitale in poi, con gravi conseguenze per l'educazione del popolo. Questa tesi, ispirata a un concetto di "rivoluzione liberale" basato del tutto su rinnovate condizioni di lotta per una superiore moralità politica e nazionale appare debole perché non tien conto dei motivi stessi del Risorgimento, dei suoi uomini e del suo effettivo farsi di evento in evento; mentre il rigorismo critico del Gobetti non riconosce quanto di positivo e di efficacemente ideale è nell'opera di un Cavour e anche di un Mazzini.
 

PARADOSSO DELLO SPIRITO RUSSO.

Opera critica di Piero Gobetti pubblicata postuma nel 1926: solo alcuni capitoli erano pronti per la stampa, mentre altri sono stati abbozzati o desunti da articoli. Nondimeno il libro ha un suo particolare interesse perché reca, con conoscenza precisa delle fonti russe e degli autori che il giovane studioso andava traducendo, un'interpretazione storica complessiva della vita morale e politica della Russia. Partendo dal fatto che la rivoluzione bolscevica del 1917 è stata giudicata in modo troppo diseguale nell'Europa occidentale, il Gobetti cerca di dare un giudizio storico su un avvenimento di tanta importanza per le ripercussioni sociali della Russia e del mondo intero. È necessario pertanto esaminare in tutte le sue intime vicende la storia del popolo russo con particolare riguardo all'Ottocento e al primo Novecento. In esso non si può non notare la più stridente contraddizione tra le aspirazioni morali della moltitudine e le repressioni zariste, tra la secolare schiavitù e l'utopia di alcuni pensatori isolati. Il paradosso di una siffatta lotta sta appunto nella diseguaglianza continua tra il sogno di alcuni profeti e pensatori politici (tra cui sono da annoverare, per la loro specifica funzione sociale, i maggiori scrittori dell'Ottocento) e la realtà storica contingente: perciò assai grave è il dissidio fra il governo e il popolo. L'astrattismo della posizione spirituale degli stessi pensatori rivoluzionari indica con quanta difficoltà le loro utopie si adeguassero alla necessità del popolo russo, ma dopo tante lotte, quasi di fallimento in fallimento (fino a quello della rivoluzione del 1905) si è pur giunti al punto conclusivo di un marasma. Qui il Gobetti, indulgendo alla sua tendenza di rigorista politico, accentua nel carattere profondamente rinnovatore della rivoluzione del 1917 i valori positivi di una ricostruzione: per cui ciò che non riuscì all'astratta "Intellighenzia" riuscirà a quanti hanno voluto un nuovo stato di cose attraverso la complessa e rude esperienza marxista. Sarà questo un tuffo nella realtà, pur nelle dure difficoltà sociali da risolvere dopo un torpore millenario. In questo modo il tentativo sovietico di rimediare ai mali della precedente società e di instaurare un ordine nuovo di libertà potrà avere inizio: l'opera di Lenin e quella non meno complessa di Trotzki risulteranno meritorie storicamente. Si vede che questo quadro si ispira alla concezione di una rivoluzione rinnovatrice della società e insieme non nasconde un'aspettazione messianica della società del Novecento: da ciò nel libro quel carattere più mistico che storico, più moralistico che politico. Nell'insieme l'operetta ha un suo carattere nel tentativo di interpretare un evento quale quello della rivoluzione nella vita d'insieme del popolo: essa sarebbe veramente la risoluzione del paradosso secolare e il primo passo verso la civiltà. I suoi grandi scrittori lo testimoniano, da Gogol'ad Andreev a Kuprin.
Carlo Cordiè

 

 

Luigi De Bellis