|
LE ORIGINI DELLA
LETTERATURA
|
|
|
|
RUSTICO FILIPPI: DOVUNQUE EO VO
O VEGNO O GIRO
Tipico sonetto di tradizione
cortese è molto vicino ai
modelli provenzali e siciliani
e, pur toccando temi che
troveremo nei poeti dello
Stilnovo (l'importanza data alla
funzione del «vedere», la
drammatizzazione di alcuni
aspetti della fisicità - che
compare qui nell'insolita
immagine del v. 6 ), non ha
l'esasperato intellettualismo di
quelli. Il tema principale è uno
di quelli tradizionali nella
poesia d'amore cortese: il senso
di frustrazione, di dolore
provato dal poeta che invano
desidera l'amata.
Le caratteristiche formali più
interessanti del sonetto, che
testimoniano di una scelta
stilistica polarmente
contrapposta a quella fatta
nello scrivere i sonetti comici,
sono queste:
- l'uniforme dolcezza dello
stile, che serve a esprimere il
dolce cordoglio del poeta (rime
non particolarmente rilevate,
sintassi semplice, pochi
contrasti, poche figure);
- la pacata lentezza del ritmo
(si veda l'avvio, con quei verbi
che si allungano in una serie
disgiuntiva - o ... o ... o ...
- ma sono legati fra loro dalle
allitterazioni: «Dovunque eo vo
o vegno o volgo o giro, / a voi
son, donna mia, tuttor
davanti,») che dà a tutto il
sonetto un andamento
contemplativo;
- la selettività del linguaggio:
gira attorno a un unico motivo,
modulato attraverso una serie
uniforme di voci affini o uguali
(sospiro, piango, lamento,
doglio, piangendo, sospirando).
|
Daniele Mattalia |
|
|
| |
|
|
|
| |