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FRANCESCO PETRARCA
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CARME BUCOLICO
Opera
latina in XII egloghe composta
nel 1346-47 e definitivamente
corretta nel 1357. L'interesse
del lettore moderno è volto
soprattutto a cogliere
atteggiamenti morali e
biografici sotto il velo
allegorico e pastorale: lo
stesso autore si mostra
abbastanza convinto dello scarso
valore poetico dell'insieme, se
inteso nell'atmosfera di una
descrizione idillica della vita
di campagna. È però possibile
comprendere tali componimenti
nel loro valore storico e
polemico in virtù di annotazioni
lasciate dal Petrarca o forse da
un amico suo. La Più schietta
per allusioni e testimonianze
della vita spirituale del grande
poeta è la prima bucolica, "Partenia"
["Parthetnias"], in cui il poeta
sotto il nome di Silvio [Silvius]
discute col fratello Gherardo,
monaco raffigurato appunto in
Monico [Monicus]: costui tesse
le lodi della vita religiosa,
fatta di preghiera e di
meditazione, mentre il poeta è
ancor preso dal mondo e dai
piaceri, e sottilmente
tormentato dall'amore. Gherardo
contrappone allo smisurato
interesse per la classicità
pagana la poesia dei Salmi, ma
l'artista, pur sentendo
nostalgia per il sereno mondo
religioso e conventuale, avverte
risolutamente la nuova vita
delle lettere ed esprime la sua
ammirazione per la bellezza.
Ricche di accenni alla vita
contemporanea sono le egloghe V
e VIII (per Cola di Rienzo), la
VI e la VII (per i mali della
curia papale), la II (per la
morte dì Roberto re di Napoli),
la IX (sulla famosa peste del
1348). Notevoli, per profondi
riferimenti alla vita di Laura,
la III, la X e l'XI. Un
interesse europeo presenta la
XII per il conflitto tra Francia
e Inghilterra, e particolarmente
la IV che nel contrasto tra la
cultura italiana e quella
francese indica negli italiani
una superiorità che sarà sempre
più decisiva per quanto riguarda
la poesia, il fiore più bello
della spiritualità umana. Nel
complesso l'opera, pur
rivestendo un notevole
interesse, è stesa senza una
decisa unità propria.
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Carlo
Cordiè | |
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