IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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FRANCESCO PETRARCA

RIME EXTRAVAGANTI


Si sogliono designare con questo titolo, o con quello di Rime disperse, quelle poesie che, attribuite a Francesco Petrarca da qualche manoscritto e pervenute autografe, non compaiono in quello che i posteri chiamarono il Canzoniere. Sono fra quelle rime abbozzi di componimenti del Canzoniere un diverso esordio e un diverso commiato della canzone "Che debb'io far?", un primo tentativo della canzone Chiare fresche, una redazione frammentaria della canzone "In quella parte", sonetti, di cui il motivo o le rime saranno ripresi in altri della raccolta definitiva; sono componimenti che l'autore non è riuscito a condurre alla perfezione voluta e che sono rimasti in uno stato grezzo; rime che alludono ad altri amori, come quella vaga ballata, inclusa dapprima e poi esclusa dal Canzoniere, che ha per soggetto il contrasto fra un nuovo amore e l'amore antico e costante per Laura ("Donna mi vene spesso nella mente - Altra donna v'è sempre; - Ond'io temo si stempre il core ardente"); sono infine rime composte senza grande impegno per soddisfare le richieste di qualche giullare o l'invito di gentildonne, di signori, di amici, tra le quali ultime vanno posti anche i sonetti di risposta a qualche sonetto altrui, che il poeta, secondo la moda, non poteva ricusare di stendere e che gli parvero indegni, a differenza di qualcuno di essi accolto nel Canzoniere, di essere compresi fra le rime da lui riconosciute e approvate. Non tutte le rime però che vanno sotto il suo nome si possono considerare autentiche: anzi, mancando tuttora un'edizione critica di queste rime disperse, è ben difficile sceverare tra i numerosi componimenti, che si raccolgono sotto il titolo di "extravaganti", quelli che al Petrarca veramente appartengono e perciò dare un giudizio su quel che questa poesia minore rappresenti rispetto a quella del Canzoniere. Ma, anche nell'incertezza presente, è possibile riconoscere, con sicurezza per alcune e con un certo grado di probabilità per altre, l'accento petrarchesco di più d'uno di questi componimenti e trarre dal confronto con altri del Canzoniere un'idea più precisa del modo di lavorare di quest'artefice raffinato e incontentabile. E se non sono tra queste rime da cercare capolavori, si trovano tuttavia più d'una volta immagini fresche e vive, qualche frase poetica, talora più spontanea di quella della redazione più matura del medesimo motivo. Su tutte le "extravaganti" emerge la canzone "Quel ch'à nostra natura in sé più degno", della cui autenticità male si è dubitato e che fu composta nel 1341 in occasione della conquista di Parma per opera di Azzo di Correggio, amico del poeta, e dei suoi tre fratelli: esclusa dal Canzoniere perché ispirata da una di quelle lotte fra prìncipi italiani che la canzone all'Italia (v. Italia mia) deprecherà, non è stata per questo, come le altre sue, oggetto dell'attenta revisione del poeta e lascia più d'una volta affievolirsi la sua eloquenza in indugi raziocinativi: ma non è indegna delle altre più note canzoni politiche per l'ispirazione sincera che la anima e che bene risuona nel commiato "Lungi dai libri nata in mezzo l'arme; - Canzon, de'miglior quattro ch'i'conosca - Per ogni parte ragionando andrai...". Il poeta umanista, entrando in Parma accanto all'amico vincitore, è stato preso dall'entusiasmo che sentiva intorno a sé, dalla gioia del popolo che aveva ritrovato il suo principe, e ha dato a quel sentimento una voce che nella stanza più ispirata si solleva al disopra delle contingenze per esprimere un'aspirazione perenne di tutti gli uomini. "Libertà dolce e desiato bene - Mal conosciuto a chi talor no'l perde. Quanto gradita al buon mondo esser dei! - Da te la vita vien fiorita e verde: - Per te stato gioioso si mantiene - Ch'ir mi fa somigliante agli altri dèi".

Ciò che di più serio si muove nel suo spirito è il sentimento dell'arte congiunto con l'amore dell'antichità e dell'erudizione. È in abbozzo l'immagine anticipata dei secoli seguenti, di cui fu l'idolo. (De Sanctis)
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Mario Fubini

© 2009 - Luigi De Bellis