Jacopo Sannazzaro:
I
gnommeri
Opera fatta verso
il 1486 di vari e bizzarri
componimenti - in più metri -
che arieggiano la "frottola"
popolaresca. Il tono vuol essere
a bella posta sentenzioso, ma la
materia è di per sé scapigliata
e ridanciana, e ben si prestava
alla satira e fin all'invettiva
politica. Questi "gliòmmeri" (o
"gomitoli", come significa il
vocabolo in napoletano)
rappresentano nella loro
disparata struttura proprio un
agglomerato di cose diverse,
unite insieme da un nonnulla.
Come il gomitolo si dipana, così
le allusioni più varie si
uniscono a proverbi, sentenze,
riflessioni, spunti di
canzonature e simili. In
complesso l'opera rappresenta,
fors'anche per compiacenza verso
Federico d'Aragona e Alfonso di
Calabria, patroni dell'autore,
una concessione al gusto
popolareggiante della Corte, per
cui il Sannazaro comporrà
perfino alcune fastose
rappresentazioni sceniche: le
"farse", tra cui la Presa di
Granata e il Trionfo della Fama.
Ma, nella stessa imitazione
delle giullaresche tiritere dei
cantastorie, si manifesta un
fare snello che denota sempre la
finezza stilistica del letterato
e in cui si palesa quel
particolare preziosismo
dell'Umanesimo che, dopo aver
cercato nei grandi classici
modelli di lingua, si rivolgerà
all'idioma popolare per
cogliere, anche in quello, la
sua attuale e vivace umanità.