Jacopo Sannazzaro:
Il parto
della Vergine
Poema latino in
esametri, edito nel 1526, mentre
nel '23 era stato dato al
pubblico, senza il permesso
dell'autore, un canto non ancora
corretto definitivamente.
L'opera vuol parlare degnamente
del mistero della Redenzione
cantando il Natale (così è anche
chiamata comunemente) al modo
epico dei classici. Il poeta
invoca gli abitanti del cielo e
le ninfe stesse perché l'aiutino
nella grande impresa.
L'Eterno Padre vedendo i tempi
maturi per redimere l'umanità,
invia l'arcangelo Gabriele ad
annunciare alla Vergine la sua
volontà. L'arcano concepimento
commuove il mondo della natura e
degli uomini. Seguono, come nel
racconto evangelico, la visita
di Maria a Elisabetta e la
nascita di Gesù a Betlemme.
Canti di esultanza di angeli e
pastori onorano l'Infante nel
presepe. Lo stesso nume del
Giordano circondato da vaghe
ninfe, al modo del dio Proteo
delle Georgiche, annuncia che le
sue acque un giorno saranno più
famose del Nilo e del Tevere,
per il battesimo del divin
Maestro per mano di Giovanni
Battista. Il grande modello
dell'Eneide virgiliana è seguito
dall'autore con fedeltà e
schiettezza, ma nell'insieme
l'opera appare artificiosa per
la mescolanza di mitologia
pagana e di narrazione
evangelica. Il Sannazaro
credette di nobilitare il nudo
racconto del "Nuovo Testamento"
amplificandolo in un poema
secondo le regole dell'epica, e
così facendo riconosceva che la
devota comprensione dei misteri
della fede era in lui
insufficiente per ispirare da
sola un'opera di poesia.
L'accordo fra il mondo pagano e
quello cristiano non avviene
perché alla base della loro
unione v'è un equivoco: quello
di voler esaltare il secondo
attraverso le forme, più sentite
e più amate, del primo.
Il Sannazaro sorprende coll'onda
equabile e maestosa del verso,
nel quale egli intreccia un
mondo di cose cristiane e
pagane, col valore plastico
delle descrizioni, colla
squisitezza perfetta del lavoro.
(Burckhardt).
Il Parto della Vergine, la più
elegante e impegnativa delle
composizioni del poeta. (A.
Baldini).
Elegantissima tarsia di
emistichi classici. (F. Flora).