Luigi Pulci: Morgante
(personaggio)
Eroe dell'omonimo
poema cavalleresco, incontrato
da Orlando mentre con altri due
giganti sta assediando una
badia. Convertito alla fede
cristiana da Orlando, diventa il
suo scudiero; e con un cavallo
una vecchia armatura e un
battaglio di campana, parte con
lui in cerca d'avventure in
Pagania. Dopo aver compiuto le
prime imprese lottando col
Diavolo, e contro guerrieri e
saracini, accorre a Parigi
guidando con la bella Meridiana,
figlia di Caradoro, un esercito
in soccorso di re Carlo; quivi
fa strage di nemici, s'azzuffa
col gigante Vegurto e l'uccide,
e poco dopo s'imbatte in
Margutte e se lo prende a
compagno e scudiero. La sua
forza non conosce ostacoli;
uccide leoni, elefanti,
coccodrilli; ma, bonaccione coi
deboli, libera Florinetta dalle
catene e la riconsegna al padre,
poi va in cerca d'Orlando, che
ritrova a Bambillona, e, presa
la città, s'imbarca con lui. Ha
appena ucciso una balena,
allorché, messi i piedi in
acqua, un granchiolino lo morde
e il gigante muore, compianto da
Orlando e da Rinaldo. "Ghiotto,
millantatore, ignorante, di poca
malizia, ma buono, fedele e
coraggioso", come lo definisce
il De Sanctis, Morgante è il
tipo dell'eroe forzuto e
generoso quale lo può concepire
la plebe. E come la sua fedeltà
è cieca e ottusa, così la sua
violenza, priva di ragione e di
freno, è piuttosto una forza di
natura, posta a servizio d'uno
scopo che la trascende, e che in
certo modo la riscatta dalla sua
stessa brutalità. Il Pulci ne ha
fatto un personaggio vivo,
coloritissimo, anche se
totalmente esterno; e dando alla
sua strepitosa vicenda una
conclusione arguta e beffarda
facendolo morire, lui
l'invincibile, per il morso d'un
granchiolino, lo ha come avvolto
in un alone di ghignante
malizia. È certamente, dopo
Margutte, il più vivo
personaggio del poema, e quello
che meglio dà la misura
dell'estro vivace, ridanciano, e
a tratti amaramente bizzarro del
poeta mediceo.