Jacopo Sannazzaro:
Il trionfo della fama
Lavoro scenico
detto "farsa" dell'umanista
napoletano Jacopo Sannazaro,
recitato in Castel Capuano nel
1492 per ordine di Alfonso duca
di Calabria. Benché con le
popolari farse napoletane non
abbia che affinità metriche,
l'opera è più che altro una
ricca rappresentazione teatrale,
con lo scopo non solo di
rallegrare la Corte, ma di
esaltare la dinastia dei
prìncipi aragonesi, signori di
Napoli. Da un grande arco
trionfale in onore dei regnanti
di Castiglia vengono innanzi
Pallade nel suo solenne aspetto,
la Fama sopra un carro trainato
da elefanti e il dio Apollo.
Essi si vantano a vicenda di
aver vinto simbolicamente
Maometto per la cacciata dei
Mori dal regno di Granata, con
le armi di Ferdinando il
Cattolico e di Isabella di
Castiglia nello stesso anno
1492, di aver dato al mondo
intero l'annuncio della
vittoria, e di aver perpetuato
nel canto dei poeti tale gloria.
Tra danze, canzoni e fuochi
artificiali si conchiude la
scenografia, cara al
contemporanei (cfr. anche la
Presa di Granata, "farsa" dello
stesso autore). Opera puramente
spettacolare come in genere,
tutte queste "farse" in cui
l'esuberanza meridionale
anticipa la teatralità di più
tardi, tende solo a
un'apologetica elegante e
fastosa, creatura del
Rinascimento e preludio del
Barocco.