IL SITO DELLA LETTERATURA

 Autore Luigi De Bellis   
     

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IL SETTECENTO

Goldoni: La bottega del caffè


 

Commedia in tre atti rappresentata la prima volta nel 1750. È commedia di carattere e, insieme, di intrigo. Eugenio, carattere buono ma debole, accecato dalla passione del giuoco trascura la moglie, che tuttavia ama sinceramente, per lasciarsi truffare da Flaminio il quale, sotto il nome di conte Leandro, vive barando e cerca frattanto di cattivarsi le grazie della ballerina Lisaura. Le vicende dei due sono poi movimentate dai continui pettegolezzi e maldicenze di don Marzio; finché, con i buoni uffici dell'onesto caffettiere Ridolfo, tutto si accomoda: Eugenio torna all'affetto di Vittoria rinunziando al giuoco; Leandro si ravvede e si riconcilia con sua moglie, Placida, da cui era fuggito; il biscazziere Pandolfo viene arrestato e don Marzio svergognato da tutti. Questa commedia, che si svolge tutta su una piazzetta veneziana, è di quelle che più vivacemente rispecchiano una vita ricca di colori, di toni e di affetti cara al Goldoni. Il piccolo dramma coniugale di Eugenio e Vittoria ha un calore inconsueto nel teatro goldoniano e ci mostra in Vittoria un personaggio femminile che esce alquanto dalla sobria formula del commediografo veneziano per sentire e soffrire più profondamente. Ma vero protagonista è il caffè, di cui don Marzio è l'anima ciarliera, sfaccendata e allegramente pettegola. Francesco Albergati Capacelli (1728-1804) attinse copiosamente da questa e dall'altra commedia goldoniana, Gli innamorati, per la sua commedia Il ciarlatore maldicente ; Gotthold Lessing se ne ispirò per la sua Minna di Barnhelm; G. Pogliara per il Don Marzio.

Ugo Dettori

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