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IL SETTECENTO
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Parini: La caduta
Una
contrapposizione percorre tutta
la poesia del Parini, come ha
fatto notare l'Antonielli:
quella tra le figure dell'io e
le figure del non-io e cioè tra
le figure, i personaggi che
incarnano i valori in cui il
Parini stesso credeva e quelle o
quelli che li negano. Tipica e
significativa rassegna di figure
del non-io è l'ode L'ímpostura,
di cui abbiamo discorso nel
Profilo (21.2); ma anche Il
giorno, mettendo in scena un
personaggio fortemente negativo,
può rientrare in questo schema,
e l'ironia stessa è nel Parini
una forma particolare di
contrapposizione di valori e non
valori (apparente esaltazione
dei non valori, essa in realtà
afferma i valori).
Nella Caduta la contrapposizione
è esplicita: al cittadino che
soccorre il poeta è affidato il
compito non di esaltare, ma di
consigliare, in base ad un
principio di adeguamento alla
"realtà effettuale", dei
comportamenti che costituiscono
per il Parini dei non-valori.
Balenano così nelle parole del
soccorritore alcune tipiche
figure del non-io pariniano:
colui che va lamentando
indecorosamente la propria
povertà negli atri e nelle sale
dei potenti (vv. 51-52); colui
che altrettanto indecorosamente
si insinua fra lo stuolo dei
«clienti» che cercano l'appoggio
di persone di bassa condizione e
moralmente spregevoli ma
influenti presso quanti
potrebbero soccorrerlo e
beneficarlo (vv. 53-60); colui
che pesca nel torbido («pesca...
nel turbato stagno»),
procacciandosi pubbliche
sovvenzioni o frodando lo stato
(vv. 61-68); colui, infine, che
non esita a compiacere le
inclinazioni volgari esaltando
magari con i propri versi
persone indegne (vv. 73-76).
Al poeta, viceversa, è affidato
il compito di affermare i
valori. Quello che è in un certo
senso eccezionale è che la
figura dell'io pariniano in
questo caso coincida
esplicitamente con il Parini:
egli stesso, insomma, si
presenta come una figura in
certa misura esemplare. Questo è
il senso dell'indignazione con
cui respinge i consigli del suo
soccorritore, pur serbandogli
gratitudine per il soccorso
prestatogli. Più in generale, ai
vv. 85-98, sono espressi alcuni
dei valori e dei principi cui
deve attenersi il buon
cittadino; seguire le
inclinazioni naturali e gli
indirizzi dell'educazione al
fine di meritarsi la pubblica
stima, chiedere apertamente ma
parcamente soccorso se la
necessità lo richiede, soffrire
dignitosamente se il soccorso
gli viene negato, senza
umiliarsi né esaltarsi fuori
luogo. A ragione, ci pare, il
Binni ha scritto che anche la
più tarda poesia pariniana (di
questa seconda stagione delle
odi) «si incentra sempre in un
vigoroso ideale morale-civile
fortemente fondato sui doveri e
le qualità dell'individuo,
membro di una civitas che ben si
considera tale, ma che insieme
sempre più sente come la sua
collaborazione e partecipazione
civile presupponga forti e
maturate qualità personali sino
all'esercizio della dignità e
della costanza contro i casi
avversi e l'eventuale
spietatezza dei 'duri mortali'.
Non perciò amaro e ritroso gusto
di solitudine, ma senso virile
di una società in cui il singolo
deve anzitutto contare su se
stesso e sulla sua coscienza,
sulla sua dignità: senza le
quali, d'altra parte, ogni
società avrebbe fondamenti
fragili...». La caduta è un
componimento esemplare in questo
senso .
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